Una lettera indirizzata al Ministro della salute Schillaci e al Presidente della regione Puglia Emiliano in cui vengono esposti, punto per punto, la maggior parte dei problemi che affliggono il nostro Sistema Sanitario nazionale e regionale.
A scriverla l’intersindacale Medici, (SMI, SIMeT, UGS, SNAMI, CGIL), che intercetta le responsabilità soprattutto nella dilagante burocrazia e nelle incompatibilità.
“È intollerabile – dicono i sindacati – pensare a un rilancio della medicina di famiglia con la Telemedicina e la diagnostica di primo livello affidate ai medici di base”, in quanto, “ La burocratizzazione che grava sul lavoro del medico e che complica la vita dei malati che vogliono essere solo assistiti e curati, senza pensare alle pratiche burocratiche, richiede un intervento immediato. Lo dovete fare – ribadiscono i sindacati – perché non intervenire sarebbe come tirare il colpo di grazia ad un Sistema Sanitario ormai agonizzante”.
È necessario, dicono, “abolire le note AIFA (inutili scientificamente, necessarie solo a contenere la spesa farmaceutica) e i piani terapeutici (burocrazia nazionale) e le prescrizioni di presidi terapeutici (burocrazia regionale), che occupano il 73% del tempo del lavoro del medico e oltre il 50% delle prenotazioni di visite specialistiche nelle liste d’attesa. Non farlo significa rendersi complici di una gestione scellerata della Sanità che va avanti così da troppi anni”.
E parlando del PNNR aggiungono, “se non si riporta il lavoro del medico ai suoi specifici compiti istituzionali, vale a dire alla prevenzione, alla diagnosi e alla cura, tutte le soluzioni che si prospettano nel PNNR, sono destinate a fallire”. Così com’è urgente, affermano, “uscire dalla visione di una Sanità come ‘spesa’, riportandola alla sua dimensione di ‘investimento sociale’ nel produrre salute per tutti”.
Poi, in riferimento alla cosiddetta ‘Gobba Pensionistica’ coincidente con l’aumento dei pensionamenti dei medici, i sindacati sottolineano che quando il numero dei professionisti si ridurrà drasticamente “diventerà paradossale un sistema di incompatibilità che riduce spazi professionali per chi, viste le competenze maturate o le specializzazioni, potrebbe ricoprire incarichi anche in quei settori sanitari professionalmente sguarniti”.