Ancor oggi ci si chiede come mai l’attacco a Pearl Harbour abbia colto gli Stati Uniti completamente impreparati. Da tempo i Servizi Segreti americani erano in grado di decifrare i codici giapponesi e risulta difficile accettare l’idea che i tanti segnali provenienti dall’Intelligence siano stati trascurati. Nonostante l’alto livello di tensione esistente tra i due paesi, gli alti comandi li ignorarono, segnando in tal modo il destino delle migliaia di uomini che persero la vita nell’attacco alla base statunitense del Pacifico.
Tutto ciò ha in sé qualcosa di talmente equivoco da porre un’infinità di dubbi sulla intenzionalità dell’errore e, anche se l’inchiesta svoltasi al termine del conflitto, non riuscì a fare luce sull’accaduto, sono in tanti a essere convinti che si trattò di una efferata strage di stato.
A quel tempo, infatti, gran parte dell’Europa era dominata dai nazisti e gli unici ostacoli erano rappresentati dall’Unione Sovietica e dall’Inghilterra; due paesi che stavano combattendo una battaglia disperata per la propria sopravvivenza. Se la Germania avesse prevalso, la guerra sarebbe terminata e il regime nazista avrebbe potuto disporre del più terrificante apparato militar industriale della storia; soldati, operai, fabbriche, uomini di scienza, nonché capitali in quantità tale da rendere improponibile qualsiasi competizione. In tal caso gli USA avrebbero dovuto confrontarsi con una potenza dalle dimensioni e ricchezze incommensurabili, pronta a scagliarsi contro chiunque si fosse opposto alle sue ambizioni di dominio globale.
Tanto bastava per spingere Roosevelt a intervenire in quella guerra prima che il crollo della Gran Bretagna e dell’Unione Sovietica ne sancisse la fine. Unico ostacolo, non di poco conto per una democrazia, era che la maggioranza degli americani riteneva di avere già versato troppo sangue nella I guerra mondiale e non intendeva versarne dell’altro.
Per poterci riuscire doveva procurarsi il “casus belli”, ma la Germania, pur di evitare lo scontro con il colosso industriale americano, preferiva subire le provocazioni di Washington piuttosto che reagire. Ciò spinse gli Stati Uniti a giocarsi la partita con il Giappone e fu così che iniziò la lenta opera di strangolamento dell’economia nipponica, che giunse a minacciare la sopravvivenza stessa della nazione.
Il 7 dicembre del 1941 l’attacco a Pearl Harbour fornì a Roosevelt l’agognato “casus belli” e quando, subito dopo, Hitler dichiarò guerra agli Stati Uniti, il “Germany First” che il presidente americano si affrettò ad annunciare, chiarì al meglio quali fossero le sue reali preoccupazioni.