Nel 1947 il rifiuto sovietico di ritirare le proprie truppe dall’Iran, a causa delle limitazioni imposte alla navigazione nello stretto dei Dardanelli e l’impossibilità britannica di continuare a prestare aiuto finanziario alla Grecia e alla Turchia, complicò ulteriormente la situazione. Per gli Stati Uniti non era pensabile che quei paesi entrassero nell’orbita comunista. Di conseguenza, Truman accusò Mosca di avere scambiato compromessi e concessioni per segni di debolezza e assicurò che da quel momento gli Stati Uniti avrebbero usato l’unico linguaggio comprensibile dagli uomini del Cremlino; quello della forza militare.
Nella stessa occasione, al fine di chiarire meglio il significato delle sue parole, affermò che gli Stati Uniti avevano forze sufficienti per respingere ogni attacco; una dichiarazione che, in quanto fatta dal massimo rappresentate dell’unica nazione in possesso dell’arma atomica non era da prendere sotto gamba. Per i sovietici, il vuoto lasciato dalla Gran Bretagna nell’area rappresentava una ghiotta occasione per espandere la propria influenza. Aspirazione che, nel marzo 1947, Truman intese arginare chiedendo al Congresso lo stanziamento di 400 milioni di dollari in aiuti a quei governi. Fu così che si inaugurò la cosiddetta “dottrina del containment” tesa a frenare l’aggressività espansionistica sovietica. Essa sanciva l’impegno degli Stati Uniti a “sostenere i popoli liberi che lottano per non soggiacere alla prepotenza di minoranze armate o pressioni esterne”.
In tale direzione l’amministrazione Truman si impegnò nel supportare tutti quei paesi la cui indipendenza e sovranità fosse minacciata e ciò comportò l’abbandono della politica rooseveltiana di ritiro della presenza militare americana dai paesi occupati dell’Europa Occidentale. Una conseguenza del containment, fu anche il Piano Marschal; un programma di ricostruzione destinato anche ai paesi comunisti, per rimettere in moto le economie europee.
Ma a Stalin non sfuggiva che, se il piano avesse avuto successo, si sarebbe persa l’occasione di espandere il comunismo nell’Europa Occidentale o, ancor peggio, avrebbe potuto indurre i paesi dell’Europa Orientale a sfuggire dall’orbita sovietica. Ciò fece sì che, piuttosto che interagire con i sistemi economici capitalisti più avanzati, Stalin, definendo la proposta un atto di guerra, optasse per la messa a punto di un proprio programma indirizzato ai paesi dell’Europa Orientale.
Fu così che nel settembre del 1947 nacque il Cominform; un organismo atto a contrastare il Piano Marshall, rinsaldare il controllo di Mosca sui partiti marxisti e consolidare il potere nell’Europa orientale. Sulla scia di una sempre più dura contrapposizione, che oltre a sancire la divisione della Germania in due sfere d’influenza, il 25 luglio del 1949 fu istituito Il Patto Atlantico; un’alleanza che al di là delle dichiarazioni di facciata, era tesa ad assicurare la difesa comune dell’Europa e arginare la minaccia sovietica. Da quel momento la divisione del mondo in due blocchi contrapposti divenne effettiva. Da una parte le nazioni a economia capitalistica dove vigevano le leggi del mercato, le libertà individuali e il pluripartitismo, dall’altra l’economia pianificata e il partito unico.
Fu così che con sempre maggiore insistenza si cominciò a parlare di “guerra fredda”, e il blocco di Berlino, l’esplosione della prima atomica sovietica e la guerra di Corea, non faranno altro che certificarne l’avvento.