Omicron insiste nel volersi stabilizzare anche qui da noi. Lo rivelano i pressanti bollettini sanitari enunciati con preoccupazione dalle solite fonti accreditate. Così, torna nuovamente in ballo la questione scuola ed un un possibile ritorno in DAD dopo Natale. A preannunciare questa (non) novità è il botta e risposta tra il sottosegretario alla Salute Sileri e il ministro dell’istruzione Bianchi.
Per Sileri, “il problema è ciò che accade (soprattutto) fuori dalla scuola”, ma se ci dovesse essere una recrudescenza della trasmissione, meglio posticipare la riapertura di due settimane. La verità è che la scuola (vuota) è la san(t)ificazione fatta persona, poi, però, quando si riempie del suo elemento essenziale, diventa un perfetto incubatore e veicolo pandemico.
Lo sanno bene gli insegnanti di ogni ordine e grado, che incontrano, in ambienti chiusi e poco areati (quest’è) dai dai 100 ai 150 studenti al girono. Lo sanno bene anche gli alunni che quotidianamente interagiscono con altrettanti numeri e lo sanno bene pure i genitori che, ogni mattina, prima di mandare i figli a scuola, devono (o dovrebbero) misurare temperatura e monitorare qualsiasi altro tipo di malessere. Insomma, lo sanno bene tutti, tranne il nostro Ministro dell’istruzione, che riprendendo l’ipotesi di Sileri, ha ribadito, “Prorogare le vacanze di Natale è un errore”.
Insomma per Bianchi ‘l’ipotesi non è neppure da ipotizzare’, poiché la scuola è “il comparto che con più passione ha risposto all’invito alla vaccinazione, il 96% del personale era già vaccinato prima dell’obbligo, i ragazzi più grandi sono vaccinati all’86%” e “I positivi dentro le scuole sono un numero limitato, allo 0,50%, le classi in quarantena sono 10mila su 400mila quindi il 2,5%, il problema è cosa succede fuori dalla scuola. E ancora una volta la risposta è la vaccinazione”. Eppure, ieri, nel nostro Paese, sono stati registrati altri 30.798 casi ( il 50% in più in una settimana) e 153 vittime, con un tasso di positività al 3,6%. I dati parlano chiaro, ma – ancora – non quelli che riguardano le scuole.
Più volte sollecitato dalla testata giornalistica Wired a rilasciare i dati sul monitoraggio scolastico dei positivi, il Ministero dell’istruzione ha risposto ‘Ni’, adducendo come motivazione la loro incompletezza.
Il monitoraggio, hanno ribadito dal Ministero, è “uno strumento di lavoro interno che aiuta a verificare il buon funzionamento del sistema scolastico, ma non costituisce e non può costituire un’indagine di natura sanitaria”. Inoltre, i dirigenti scolastici “rispondono su base volontaria”, per cui “aggiornano progressivamente i dati che, quindi, restano suscettibili di variazioni anche dopo la chiusura settimanale del monitoraggio”. E, concludendo, “Ad oggi abbiamo una quota di circa 400 scuole che rispondono in modo saltuario e circa 150 che non hanno mai risposto, anche dopo le sollecitazioni del ministero che invita sempre a integrare i dati”.
La responsabilità, dunque, è di quei Dirigenti poco solleciti. Oppure sarebbe più corretto parlare di opacità istituzionale? Intanto, però, a due anni abbondanti dalla pandemia, nonostante i vaccini, le scuole rischiano ancora una ulteriore chiusura e una DAD.