Il Patto per la scuola
Il 20 maggio è stato sottoscritto tra il Ministro e le Parti Sindacali il Patto per la Scuola a Palazzo Chigi. “Un punto di partenza per rimettere la scuola al centro”, se mai lo è stata (n.d.r). La politica scolastica italiana si è concentrata negli ultimi 50 anni su aspetti didattici e procedurali, più che su sostanziali modifiche strutturali. Forse perché è davvero difficile intervenire sugli organici o sulla definizione di responsabilità. È difficile intervenire sulla ristrutturazione edilizia con investimenti massicci, piuttosto che, ideologicamente, su programmi o modalità di valutazione degli apprendimenti. Nel frattempo tutti si sono convinti che uno sviluppo sostenibile del Paese necessita di infrastrutture solide a partire dai locali scolastici.
Il Patto i punti essenziali
Poiché il Patto presuppone un dialogo e poiché la scuola è considerata sin dai primi anni di questo millennio una comunità (cfr D.M. 254/2012 Indicazioni Nazionali) il confronto è stato avviato. E tutti ovviamente hanno detto la loro partendo dalla specificità di coloro che rappresentano. Tra i 21 punti che costituiscono il Patto, le parti sindacali hanno evidenziato l’importanza della revisione degli stipendi del personale, del reclutamento e dei concorsi. La necessità di un confronto sui criteri di mobilità, l’importanza della formazione per gli ATA. Tutte le parti considerano un’emergenza le questioni della messa in sicurezza degli edifici e della riduzione del numero di alunni per classe. Aspetti da considerare anche in coerenza con le iniziative del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
Criticità
Il documento nella sua semplicità e chiarezza evidenza una verità ovvia che però rischiava di disperdersi nella folle corsa della digitalizzazione della scuola fino all’avvento dell’era Covid: la figura dell’insegnante come educatore è centrale per la formazione e l’orientamento dei giovani. Essere docenti non significa essere solo professionisti competenti nella propria disciplina ma anche persone motivate e guidate da passione nel costruire relazioni e percorsi di apprendimento. Per questo il punto del reclutamento e della formazione del personale, se condotto seriamente e con coerenza, deve prendere in considerazione anche la costante verifica attitudinale e motivazionale. Un’altra criticità che si evidenzia è il problema del numero degli alunni per classe, aspetto legato alla normativa riguardante il dimensionamento delle Istituzioni scolastiche e della loro Autonomia. I parametri del dimensionamento impongono un continuo aumento della popolazione scolastica per la sopravvivenza delle scuole autonome, aspetto che negli anni non si è conciliato con una scuola di cura e di qualità.
Aspetti fondamentali ma scarsamente considerati
Il Patto infine cita altri aspetti che spesso nel passato non sono stati presi adeguatamente in considerazione sia dai sindacati che dai diversi ministri dell’istruzione, ma che costituiscono la chiave di volta del funzionamento delle scuole. Spesso ignorati perché oscuri alla comprensione delle famiglie, non fanno notizia e sono poco remunerativi in termini di ritorno elettorale. E’ opportuno semplificare ed armonizzare i procedimenti amministrativi, rivedere le responsabilità del datore di lavoro in termini di sicurezza. Questi due aspetti sono spesso causa di immobilismo e conflittualità nelle istituzioni scolastiche e condizionano anche i rapporti tra amministrazione centrale e periferica o tra scuole ed enti locali. La normativa sui procedimenti amministrativi che negli ultimi 20 anni è diventata sempre più complessa, a causa di continui aggiornamenti e richiami ha scaricato una serie di oneri e responsabilità sulla amministrazione scolastica e sul suo rappresentante legale, quello che una volta era il preside e che prevalentemente si occupava di formazione ed orientamento dei giovani.