Claudio Rainò e il suo sogno americano, “ La musica non una semplice passione, per me è la vita”

Claudio RainòSi chiama Claudio Rainó, ed è pugliese, precisamente di Gagliano del Capo, in provincia di Lecce. La storia di questo nostro eccezionale musicista è sicuramente il simbolo di una gioventù, tutta italiana, capace di mettersi in gioco, di mollare certezze e consuetudini, per esprimere intelligenza e talenti. Ma non è semplice. Per farlo sono necessari coraggio e caparbietà. Perseveranza. E Claudio, 26 enne, mette in pratica ciò che possiede. O meglio, ciò che lui è. A 19 anni, sente di dover trasformare la passione per la chitarra in qualcosa di più. Di far diventare lavoro un suo naturale talento. Si trasferisce in America e studia  “Guitar Performance” alla famosa Berklee College of Music di Boston, dove riceve anche l’ambito riconoscimento “Achievements Scholarship” e dove successivamente si Laurea con la Lode. Da quel momento, la carriera “americana” di Claudio spicca il volo. Noi di “WideNews” abbiamo deciso di intervistarlo, per un duplice motivo, il primo, specificatamente nostrano, intriso un po’ di quel sano orgoglio pugliese. Italiano. L’altro, legato, ancora una volta, all’amara consapevolezza dell’ ennesimo talento che “migra” altrove.

Claudio, partire, lasciare affetti, famiglia, per cercare e cercarsi. Com’è stato?
“Anche se mi autodefinisco “girovago” un po’ per condizione  – ho dovuto seguire gli spostamenti di mio padre, il generale Giorgio Rainò, attuale Comandante dell’Esercito Italiano in Puglia –  e adesso, per la professione, devo dire, che non è stato semplice. Gli studi non sono stati semplici, ma quando ad animarti c’è la passione e la voglia di crescere, tutto diventa fattibile. Gli ostacoli sono fatti per essere superati”.

Però, da quel momento la tua carriera di musicista spicca il volo?
“In un certo senso sì. Grazie ad un professore, ho avuto modo di appassionarmi ai musical di Broadway. L’idea che la chitarra moderna potesse suonare in ambito orchestrale mi affascinava, quindi ho iniziato a far parte di decine di produzioni”.

Poi?
“Poi, c’è stato il trasferimento a New York per intraprendere la professione in maniera più intensa. Grazie a tutte le iniziative musicali che ho avuto nei primi anni dei miei studi e del percorso lavorativo, sono riuscito ad ottenere un visto annuale per gli artisti, che mi ha permesso di continuare  la carriera in questo ambito. E così, ho cominciato a lavorare come turnista in diversi musical ad alto livello. Infatti, sono stato assunto come prima chitarra per il tour del Tony Award Winning Broadway musical Kinky Boots, scritto da Cyndi Lauper, girando ininterrottamente tra Cina, Singapore, Canada e Stati Uniti. Praticamente un sogno”.

Avrai conosciuto artisti di fama internazionale, ne ricordi uno in particolare?
“Tanti artisti, sì. Ricordo in particolare Jimmy Buffett. Una icona! Ricordo il momento in cui sono stato assunto come prima chitarra per il Broadway tour di Escape to Margaritaville, scritto da lui. E ricordo pure tutte le occasioni in cui ho suonato con lui. Davvero un mito. Un’esperienza entusiasmante che mi ha permesso di sperimentarmi con altri 6 strumenti, nonostante io fossi il chitarrista solista. Sono passato, infatti, dalla chitarra elettrica a quella acustica, alla lap steel e all’armonica, fino al banjo e all’ukulele. Questo mi ha “abilitato” e fatto conoscere come musicista “poliedrico”, e dunque, ricercatissimo. Tant’è che nel futuro, oltre a lavorare ancora su  Escape to Margaritaville, ci sono già altre tournée”.

A proposito di tournèe  com’è la vita?
“In una sola parola: Magica! Particolare. A volte difficile. Ma gratificante. Avere l’opportunità di suonare tutte le sere nei migliori Teatri o nelle maestose Arene del mondo, alla presenza di migliaia di persone, condividendo quello che amo è un’esperienza impagabile. A volte, in base anche alla città in cui ero, mi è capitato di realizzare anche 8 spettacoli a settimana. Altre volte, invece, ho cambiato città ogni giorno, lavorando  dalle 19 alle 23. Poi naturalmente ci sono le prove e l’impegno di organizzarsi in Teatro per  accordare gli strumenti prima del sound check. Infatti, non preparo solo la mia chitarra, ma anche altri strumenti a corda. Una necessità che si è trasformata via via in virtù, poiché nelle performance di chitarra, i compositori, spesso,  aggiungono altri strumenti per imprimere diversi effetti e quindi bisogna saperli suonare tutti”.

E l’Italia, il tuo Salento?
“E’ innegabile, rappresentano le mie radici. Ma non voglio pensarle come lontane. Remote e irraggiungibili. E non voglio neppure  percepirle come una struggente “nostalgia”. Sono nel mio DNA e basta. Ma, non posso neanche non affermare che dopo 8 anni di permanenza, gli Stati Uniti, sogno per molti giovani come me,  non siano la mia nuova casa. Una casa a cui devo molto, che mi ha dato, mi sta dando e mi darà ancora tanto, a partire dalla formazione e, ora, anche dal punto di vista professionale”.

 

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Elvira Zammarano

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