I Carabinieri di Bari hanno notificato due ordinanze di custodia cautelare, emesse dal GIP del tribunale, a carico del 36 enne Domenico Masciopinto (in carcere) e del 29 enne, Antonio De Finis (ai domiciliari). L’accusa per loro è di detenzione e porto di arma da guerra e ricettazione, con l’aggravante di aver agevolato l’attività mafiosa del clan Di Cosola. Il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Bari, coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha evidenziato per loro gravi indizi di colpevolezza, in particolare, la detenzione e il porto abusivo di un fucile d’assalto AK 47 Kalashincov. Dalle indagini è emerso che l’arma da guerra è stata a disposizione del clan nel periodo del contrasto armato con l’antagonista Strisciuglio, del quartiere San Pio di Bari. Nel 2018 l’arma fu, poi, consegnata a Domenico Masciopinto scarcerato dopo i 13 anni di reclusione per aver preso parte al “commando” che la sera del 2 ottobre 2003 causò la morte di Gaetano Marchitelli.
La triste storia di Gaetano, ammazzato, 17 anni fa, per errore nella piazza principale di Carbonara durante una sparatoria tra i due clan rivali, è il simbolo di una ingiustizia, che in questo caso, come in altri simili, è senza fine. Aveva appena 15 anni il povero Gaetano. Praticamente un bambino. Tuttavia, questo non impedì a fermare la mano dei killers affiliati ai clan Di Cosola e Strisciuglio. Oggi, Gaetano avrebbe avuto 37 anni, di lui rimane il ricordo di un ragazzo dolcissimo, studioso, per bene, responsabile, che “lavorava per non pesare sui genitori”.
in carcere a carico del 36 enne