Che i prezzi di molte merci e servizi siano aumentati in tutta Italia è ormai certezza. Dalle segnalazioni dei tantissimi consumatori, gli aumenti sarebbero di oltre il 25%. Lo attestano, ora, anche foto di scontrini di clienti di bar o di altri esercizi commerciali maggiorati dai 2 ai 4 euro. Maggiorazioni che hanno assunto le sembianze di una vera e propria tassa, ribattezzata Contributo COVID. La fase 2, dunque, più che alla riapertura, sembrerebbe aver portato ad una ulteriore chiusura. Ma perché questa maggiorazione che, in realtà andrebbe a pesare solo sui clienti? I commercianti dicono che serve ad ammortizzare le spese in più che devono sostenere per la messa in sicurezza obbligatoria dei loro locali. In alcuni centri estetici è stato addirittura richiesto un contributo di 10 euro per la fornitura obbligatoria del kit anticovid. Ma sia il Codacons che l’Unione dei Consumatori chiedono ai consumatori di segnalare eventuali rincari e anomali sovraprezzi perchè si configurerebbe, secondo il presidente di Codacons, un reato per truffa da denunciare alla Guardia di Finanza. Molte associazioni che difendono i diritti dei consumatori sono sul piede di guerra, definendo gli aumenti una prassi scorretta e illecita anche fiscalmente. Del resto nel decreto Rilancio vengono chiaramente riportate le agevolazioni pensate per commercianti e imprese. Per loro, infatti, sono stati introdotti crediti d’imposta del 60% sia sulle spese effettuate nel 2020 per la sanificazione e l’acquisto dei dispositivi di protezione che per l’adeguamento edilizio dei locali.