Assunti da due anni, con mansioni di stalliere e addetto al carico e allo scarico delle merci, 3 extra comunitari (un gambiano, un nigeriano e un indiano), tutti regolari sul territorio nazionale, lavoravano in un mattatoio dell’hinterland barese in condizioni di assoluto degrado.
Impiegati in media 10 ore al giorno, 60 circa a settimana, con una paga oraria che non superava i 2,50 euro, i tre ragazzi, erano costretti a subire ogni tipo di angheria pur di aiutare le famiglie rimaste nei paesi di origine, a cui inviavano tutto il denaro guadagnato. Dormivano in un container di plastica all’interno dell’azienda, privo di servizi igienici, ricavati in modo rudimentale lontani dal rifugio.
Un degrado certificato dagli stessi medici ASL che hanno evidenziato la mancanza dei requisiti minimi di abitabilità dell’intera area.
Il titolare dell’impresa di macellazione, S.D., di 63 anni, con precedenti nel settore del commercio degli alimenti nocivi, è stato arrestato dai Carabinieri in flagranza di reato per sfruttamento del lavoro. Tra l’altro non aveva mai consentito la prevista sorveglianza sanitaria, al fine di verificare lo stato di salute degli operai, né la formazione né l’informazione in merito ai rischi per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Come disposto dalla Autorità Giudiziaria di Bari, gli sono state elevate sanzioni amministrative e ammende rispettivamente di 35 e di 19mila euro.