Una violenza senza precedenti, in 6 l’hanno picchiata, pretendendo, sotto minaccia di un coltello, rapporti sessuali, da consumarsi nel modulo abitativo numero “22” , del centro di accoglienza per richiedenti asilo di Bari.
Il fatto è accaduto nel 2017, quando O.F., nigeriana, di appena 23 anni era ospite del centro. La giovane, ha raccontato di essere stata, in più occasioni, oggetto delle “attenzioni” (sempre respinte), di O.O., anche lui nigeriano. Secondo la ricostruzione, l’uomo, a capo del gruppo dei sei imputati, all’ennesimo rifiuto della donna, avrebbe estratto un coltello dalla tasca dei pantaloni, obbligandola a seguirlo.
La minaccia, accompagnata da spinte, schiaffi e dalle parole “Vieni con me, se non mi segui ti pugnalo a morte”, sarebbe avvenuta alla presenza di altri cinque uomini – O.U., R.H., O.S., O.E. e S.O. (per quest’ultimo si era deciso di procede separatamente, poi i procedimenti sono stati accorpati), che rimanendo nei pressi del modulo con lo scopo di vigilare, bloccavano la giovane, partecipando attivamente allo stupro.
Oggi un primo traguardo, perché si è appena chiusa l’udienza preliminare a carico dei sei, che hanno tutti optato per il rito abbreviato, la cui discussione e sentenza è prevista per il prossimo 14 novembre.
Anche in questa occasione Gens Nova, la Onlus fondata dall’avvocato La Scala, insieme all’associazione “La Giraffa”, impegnata costantemente a difesa delle donne vittime di violenza, si sono costituite parte civile, contro i sei imputati.
L’indagine è stata interamente condotta dalla Direzione distrettuale antimafia, nella persona delle dott.sse Simona Filoni e Lidia Giorgio.