Una relazione durata 5 anni più uno di convivenza, finita burrascosamente quando la donna scopre che l’uomo, coniugato, intratteneva ancora rapporti con la moglie. Lui però non ci sta e comincia a perseguitarla fino al punto che la donna, una 54enne, della provincia di Bari, è costretta a cambiare abitudini di vita e numero di telefono. L’uomo non si arrende e per convincerla le fa regali e le invia messaggi d’amore. Ma lei rifiuta. Lui allora, diventa aggressivo e la spaventa con minacce, molestie, ingiurie, pedinamenti e offese anche pubbliche.
La donna è impaurita e vive una condizione di ansia perenne. Blindata. Reclusa. Querela l’uomo. I fatti e i giudici le danno ragione. E il 50enne, nel 2018, viene condannato a 6 mesi, con pena sospesa perché incensurato. Segue una tregua, ma di breve durata. Perché l’uomo, impunemente, nonostante la condanna, eludendo il divieto di avvicinamento, ricomincia a infastidirla. Prima con le buone, poi con nuove pesanti offese, calci e spintonamenti in pubblico e minacce, questa volta anche nei riguardi della figlia della donna.
La 54enne, supportata dall’associazione GENS NOVA ONLUS, che si è costituita parte civile nel processo, presieduta dall’avv. Antonio La Scala, sporge una nuova querela e in tempi record la Procura di Bari, condanna l’uomo che questa volta dovrà scontare la sua pena.
Per l’avvocato La Scala, “Un successo di Gens Nova, ma, soprattutto, un grande riconoscimento all’efficienza della Procura che, accertati i fatti, è arrivata in brevissimo tempo alla soluzione del caso”.