Essere un alto papavero è una frase idiomatica che sta ad indicare colui il quale occupa un posto di potere, in particolar modo nella politica, nella finanza o nell’amministrazione pubblica. La sua origine risale ad un aneddoto citato da Tito Livio (Ab Urbe condita, I,54) secondo il quale il settimo re di Roma Tarquinio il Superbo, volendosi impadronire della città di Gabi, vi mandò il proprio figlio facendolo apparire un esiliato. Lamentandosi della crudeltà del padre, il giovane si finse traditore e partecipó personalmente ai saccheggi contro i Romani.
Eletto comandante dell’esercito, si fece benvolere dai soldati, non perdendo occasione di spartire con loro il bottino di guerra. Dopo aver conquistato in tal modo la fiducia dei Gabini, mandò un messaggero dal padre per chiedere consiglio sul modo migliore per prendere il potere. Tarquinio, senza dare una risposta precisa, condusse il messo nei giardini della reggia, dove, servendosi di un bastone, decapitò i papaveri più alti, quelli cioè che cominciavano a spargere ombra sugli altri fiori. Il messaggero non capì l’allusione, ma Sesto, degno figlio del padre, afferrò l’antifona e fece decapitare i più importanti cittadini.
In questo modo rese la città fragile e pertanto facilmente conquistabile. Oggi in psichiatria di parla di sindrome del papavero alto descrivendo la tendenza – propria della natura umana – a criticare, invidiare ed isolare chi riesce a emergere nella vita, così come il papavero col suo fiore rosso sovrasta le altre erbe di un campo. Nei paesi anglosassoni la tendenza a criticare o isolare chi riesce ad emergere è chiamata Tall poppy syndrome (“sindrome del papavero alto”). Anche in francese esiste la frase idiomatica: être un grand coquelicot-essere un alto papavero -che significa avere una posizione di rilievo, invidiabile da tutti.