In questi mesi si è chiusa una vicenda cominciata nel 2010 che vede protagonisti C.G., M.C., D.N. e A.M., rispettivamente, Comandante e tre funzionari degli uffici circondariali della Capitaneria di Porto di Monopoli. Tutto nasce da una richiesta di chiarimenti che A.M. fa al Comandante, su presunte anomalie riguardanti il riconoscimento delle ore di lavoro straordinario da lui effettuato e la mancata erogazione dei buoni pasto.
La situazione va avanti tra discussioni, ripicche e apparenti riappacificazioni fino a quando A.M., non riceve, a firma del Comandante, un provvedimento disciplinare a suo carico di tre giorni, protocollato dai 2 colleghi. Ma lui non ci sta e decide di contestare l’addebito, adducendo tra l’altro di essere oggetto di continui comportamenti ostili e vessatori da parte di C.G. e del suo entourage. Così, fa richiesta della documentazione per le legittime controdeduzioni. Ma i documenti non si trovano. Distrutti? Occultati? A.M. vuole vederci chiaro.
Si avvia il processo durato quasi un decennio in cui C.G., M.C., D.N., a vario titolo vengono accusati di aver soppresso, distrutto o occultato gli atti del procedimento disciplinare. A difendere gli imputati, scendono in campo diversi professionisti, per D.N, c’è l’avvocato Antonio La Scala, professore e presidente di Gens Nova, fino alle attuali conclusioni che vedono l’assistito del noto penalista assolto con formula piena.