Si è conclusa la vicenda che ha visto protagonisti, tra accoglimenti, riconoscimenti, decisioni e soprattutto ritardi, diversi Tribunali amministrativi italiani e ben 400 finanzieri pugliesi. Tutto comincia nel 2002, quando un centinaio di militari chiede, al TAR del Lazio, di “tramutare” le ore di straordinario fatto e mai pagato in ore di riposo compensativo e di riconoscere un corrispettivo in danaro per quelli già andati in pensione.
Il Tar accoglie interamente la loro richiesta, ma per decidere ci mette 8 anni. Troppi per la legge Pinto, secondo cui “la ragionevole durata dei processi” – in primo grado – non deve superarne 3. I militari, allora, stanchi dell’inammissibile lungaggine processuale, causa della mancata attuazione del loro diritto, decidono di ricorrere alla magistratura ordinaria del Tribunale di Perugia, competente per le sentenze emesse da Roma.
Oggi finalmente la ferma risposta della Corte d’Appello di Perugia, che riconosce ai finanzieri non solamente il compenso sugli straordinari mai pagati, ma anche il risarcimento per la violazione della legge Pinto. Per cui, a ciascuno dei 110 finanzieri attualmente in attesa, spetteranno somme dai 2500 ai 5000 euro, a parte gli interessi.
Un duro colpo per il nostro Ministero dell’Economia che ora dovrà sborsare ben 2 milioni di euro, senza contare le decisioni – che si conosceranno il prossimo 9 settembre – su altri ricorsi simili, non ancora risolti, ma presentati tempo fa da oltre 300 militari, tuttora in attesa.
Si dicono soddisfatti gli avvocati Antonio La Scala e Daniela Marzano che hanno seguito la questione fin dalle prime battute, e che per alcuni militari, nel frattempo in quiescenza, hanno già ottenuto una monetizzazione degli straordinari mai corrisposti.