
“La festa riciclata”, il recente lavoro di Giuseppe Massarelli, prof. e regista della “Montalcini” di Capurso, fa ancora centro e, anche questa volta, tocca tematiche sociali di grande importanza. Si parla infatti di ambiente, di riciclo e buone pratiche. Il messaggio è per tutti, giovani e adulti, la narrazione scorrevole e vivace. L’uso del paradosso, della metafora, di un linguaggio colorito e spesso ironico, rendono la visione e l’ascolto del filmato, dal primo all’ultimo momento, mai banale e assai gradevole. L’indubbia bravura dei provetti attori, rigorosamente scelti tra gli alunni e i docenti della scuola, sapientemente diretti, vivacizzano le situazioni. Un lavoro che parla al presente ma che si proietta nel futuro e che sollecita una riflessione su quanto i nostri comportamenti, nel bene e nel male, possano fare la differenza rispetto ad un ecosistema con cui dovremo prima o poi fare i conti.
Professore, siamo tutti promossi per la raccolta differenziata?
«Nel corto spiego, con diverse metafore, quanto sia importante “differenziare”. Ho cercato di far capire che i nostri comportamenti adulti, spesso, sono il risultato di anni e anni di errori inconsapevoli, su cui è giusto, oggi, fare chiarezza. Ora sappiamo che è necessario intraprendere un percorso di riabilitazione dei nostri comportamenti per il recupero dell’ecosistema, di cui siamo certamente, oramai, tutti i responsabili. Con le nuove generazioni è diverso e forse più semplice. Loro non vanno rieducati, ma informati, e sostenuti per le azioni e i progetti che vorranno intraprendere a salvaguardia dell’ambiente. Quando ho girato “La festa riciclata” mi sono ispirato alla filosofia di tante associazioni pro ambiente, per esempio Greenpeace, e a tutto quello che hanno fatto finora».
“La festa riciclata”, cosa vuol dire riciclare una festa?
«Il titolo è stato dato dai ragazzi. Sono stati loro a proporlo. Tutto è nato dal fatto che dovevano girare la scena del compleanno di Vittoria, una nostra alunna, con una festa completamente all’insegna del “riciclo”. Su questo si è molto ironizzato e giocato, fino ad esprimere il concetto che anche una festa, qualsiasi festa, con regali e altro, può essere riciclata. Detta così la cosa potrebbe risultare difficile. Nel senso che si fa davvero fatica a immaginare una “festa riciclata”. Eppure attraverso il paradosso, siamo riusciti a veicolare un messaggio sorprendente. Intanto che se si vuole tutto è possibile specie se, poi, alla base ci sono finalità immense come la realizzazione di un bene comune. La cosa che posso dire è che i ragazzi hanno capito tutto questo, e si sono pure divertiti».
Quali difficoltà ha trovato?
«Una delle più grandi difficoltà è stata quella di far emergere le capacità espressive dei ragazzi. Spesso sono ignari di possederle. Però una volta emerse vengono messe in campo con una consapevolezza e lucidità sorprendente. Di solito, con il pretesto di scegliere i personaggi e di assegnare i ruoli, riesco a far recitare e superare, in breve tempo, i timori e le reticenze iniziali. In ogni caso, ciò a cui tenevo e tengo maggiormente è che tutti ragazzi possano manifestare le loro capacità in modo corale. Infatti il corto è il risultato dell’attività armoniosa svolta in 3 mesi da tutti i partecipanti, compresi i docenti, e devo dire che se da un lato è stato faticoso per i sacrifici che abbiamo dovuto comunque affrontare, dall’altro è stato piacevole. E se il successo è arrivato lo dobbiamo proprio al lavoro di squadra».
Ci sono altre attività in cantiere?
«Ne ho in mente diverse. Tutte riguarderanno l’ambito sociale. Ma sono ancora in nuce. So bene che la stesura della sceneggiatura è il momento topico del laboratorio, poi naturalmente, a cascata arrivano tutte le altre. So bene che ci saranno tanti altri sacrifici da affrontare ma è bello aiutare giovani e meno giovani a comprendere quali sono le vere necessità e se vogliamo priorità della vita. Sì, l’ambito sociale sarà sicuramente quello su cui mi concentrerò ancora. Un’ultima cosa vorrei spendere una parola per gli adulti che hanno collaborato alla realizzazione di questo lavoro. In particolare vorrei ringraziare la professoressa Cecilia Verde, una docente di ed. fisica dell’Istituto, nonché presidente della nota associazione sportiva “ASD Capurso” e poi, la famiglia Marangelli. Intanto perché hanno creduto in questo progetto e poi per aver prestato i loro volti, donato il loro tempo e aperto le loro case per girare la maggior parte delle scene».
https://www.youtube.com/watch?time_continue=14&v=3z7m72yDP9s