“La Madonna te le Cerase”, un connubio tra fede, arte e tradizione antico 500 anni

Stefano De Carolis
Stefano De Carolis

Ogni 24 maggio, da circa cinque secoli, si rinnova a Lecce un rito dedicato alla Madonna te le Cerase. Un evento di notevole valore culturale che riassume simultaneamente devozione, fede, arte  e  valorizzazione della ricchezza dei prodotti pugliesi. Al centro di questo rito la statua della Madonna con Bambino, scultura di artista ignoto, in cartapesta policroma del XVI, alta 180 cm, conservata a Lecce, presso la chiesa dedicata a Santa Maria della Provvidenza, detta anche chiesa delle “Alcantarine”. Uno studio, condotto dallo scrittore e  storico Stefano De Carolis , carabiniere 50enne, impegnato nella Tutela e nella Salvaguardia del Patrimonio Culturale del MiBACT di Roma, ha svelato particolari inediti del prezioso simulacro, che come ricorda lo stesso De Carolis, nel 1999, è stato restaurato dalla dott.ssa Lidiana Miotto e studiato, dal punto di vista scientifico, dalla Soprintendenza di Bari. Considerata tra le statue più antiche – si parla infatti di più stratificazioni di carta e pittura -, la Madonna della Divina Provvidenza, in un primo momento riporta come data della sua creazione la fine dell‘800, ulteriori analisi hanno invece rivelato come periodo della sua realizzazione la fine del XV sec. Dai restauri effettuati, di cui esistono interessanti relazioni elaborate dalla Miotto, si comprende quanto gli interventi nel corso del tempo abbiano “modificato l’opera,  tanto da stravolgere l’aspetto scultoreo originale”. Da cui si evidenzia, spiega De Carolis “il colore rosso dell’abitino del Bambin Gesù, tonalità che richiama il tipico colore delle ciliegie e il decoro originario del manto della Madonna che riporta una festonatura decorata “a ciliegie”, (titolo della scultura e della successiva tradizione). “Altro dato importante –  dice ancora De Carolis – è la rappresentazione della statua, che mostra il Bambino sul grembo della Madre, entrambi con le mani aperte verso l’alto, quindi in posizione orante, che ci fa comprendere che chi ha realizzato l’opera, fine ‘500, si è ispirato ad una icona bizantina”. In questo percorso evocativo, che vede il suo culmine il 24 maggio quando la statua della Madonna viene portata in processione dai confratelli della Divina Provvidenza, c’è un piccolo carro colmo delle famose ciliegie di Turi e Conversano divise in gruppi da sette, come richiamo al simbolico numero biblico. Un evento che ci riporta indietro di ben 500 anni, dove “il frutto del lavoro dell’uomo” si mette al “servizio” del Trascendente diventandone puro ornamento.

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Elvira Zammarano

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