Metodo Caviardage, cerca la poesia che abita in te

Sabato 25 Maggio, alle ore 16.00 – presso il Centro Aiuto alla Vita di Mola di Bari – la professoressa Mariella Sciancalepore terrà un corso base per l’approccio al metodo Caviardage. Docente di lettere presso la scuola secondaria di primo grado “Sarnelli” di Polignano, autrice di diverse raccolte di componimenti poetici, è fermamente convinta che la poesia non debba essere appannaggio di pochi eletti ma possa essere condivisa da tutti.

 Professoressa, in cosa consiste il metodo Caviardage?
«É un metodo di scrittura poetica che aiuta a comporre poesie e pensieri attraverso precise tecniche e strategie, non partendo da una pagina bianca ma da testi già scritti: pagine strappate da libri da macero, articoli di giornali e riviste, ma anche testi in formato digitale. Si tratta di annerire con tratti di pennarello il testo di una pagina, ad eccezione di alcune parole che, lette in sequenza, danno vita a una piccola poesia, o a un componimento il cui senso è di solito diverso da quello originario. Grazie alla contaminazione con svariate tecniche artistiche espressive (quali il collage, la pittura, l’acquarello, etc.) si dà vita a poesie visive: piccoli capolavori che attraverso parole, segni e colori danno voce a emozioni difficili da esprimere nel quotidiano».

Cosa significa esattamente questa parola?
«Il termine caviardage a cui fa riferimento il Metodo deriva dalla parola che in lingua francese indica la censura di una parte di un testo e significa “caviale”.Dal 2014 la pratica del Caviardage, dopo anni di ricerca e sperimentazione, è diventata un Metodo di scrittura poetica che mette in atto un processo inverso rispetto a quello da cui prende in prestito il nome: la censura pone attenzione sulla eliminazione delle parole mentre la cancellazione nel Caviardage diventa il modo per metter in luce le parole salvate».

Come può essere utilizzato questo metodo?
«Il Caviardage può essere utilizzato da tutti personalmente, per una riscoperta di se stessi grazie a una nuova e coinvolgente modalità espressiva; è usato nella didattica scolastica, nel counseling espressivo, in arteterapia, psicoterapia e come strumento nelle relazioni di aiuto, nell’animazione culturale in biblioteche e librerie, nella meditazione».

Cosa la lega particolarmente a questo metodo?
«In questi ultimi due anni difficili che mi hanno vista affrontare il cancro e sconvolgere la vita, il Caviardage mi è stato di grande aiuto. Non ho mai smesso di fare poesia e questo ha segnato una sorta di continuità tra il prima, il durante e il dopo. Mi ha aiutato a tirar fuori le mie emozioni più inconfessabili, a guardare in faccia le mie paure e a superarle. Io dico spesso che mi sono curata con la chemioterapia e la poesia. Inoltre sono convinta che questo metodo  aiuta gli adolescenti a riconoscere le proprie emozioni e a tirarle fuori. Funziona. Ne ho la riprova ogni volta. Certo ci vuole pazienza, ci vuole ascolto come per ogni cosa importante. Ma alla fine io sono sempre soddisfatta e, cosa più importante, gli alunni sono felici».

Ha un sogno nel cassetto?
«Sogno di pubblicare un libro che unisca il Caviardage agli scarabocchi zen, o zentangle, che sono l’evoluzione artistica dei ghirigori che a tutti noi capita di fare distrattamente ai margini di quaderni e bloc notes. Un altro progetto nel cassetto  sta per diventare un libro, “Paziente. Il Libro dell’attesa”, con il quale vorrei dimostrare che non è la medicina l’unica cura e che la poesia “trovata” con il Metodo Caviardage può essere un valido aiuto per affrontare la malattia».

 www.mellasciancalepore.it

 

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da Redazione

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