Bella, intelligente e colta, l’unica cosa per fermarla, era ucciderla

Aveva trent’anni la giornalista afghana Mena Mangal, ex presentatrice televisiva e consigliere culturale per la Wolesi Jirga,  la Camera Bassa del Parlamento Afgano. Era giornalista e attivista per i diritti umani, soprattutto delle bambine costrette al matrimonio. Obbligata lei stessa a sposarsi,  all’inizio di maggio aveva finalmente ottenuto il divorzio. Sabato mattina è stata  uccisa  in un agguato nella zona orientale di Kabul, crivellata di colpi  mentre si recava al lavoro. Un portavoce del ministero dell’Interno, Nasrat Rahimi, ha fatto sapere che le  indagini sono state avviate e che  uno o più aggressori sono scappati dalla scena del delitto. Nessuno ha però rivendicato  al momento la morte di Mangal. Rabbia dolore e sconcerto sono  stati espressi dagli attivisti per i diritti delle donne contro le autorità, che l’avevano lasciata indifesa di fronte alle minacce. Wazhma Frogh, avvocato afghano per i diritti umani e attivista per i diritti delle donne, ha affermato che  “Mena Mangal aveva già condiviso che la sua vita era in pericolo; perché non è successo niente? Abbiamo bisogno di risposte. Perché è così facile in questa società, per gli uomini, continuare a uccidere donne con cui non sono d’accordo? Non riesco a fermare le lacrime per la perdita di questa bellissima anima. Ha avuto una voce forte e ha espresso attivamente quella per popolo”. Sperava di migliorare le possibilità di istruzione e informazione per i giovani e le donne, invece la sua vita è stata insensatamente spezzata. Questo a dimostrazione di come l’Afghanistan continui a essere il posto più a rischio di morte nel mondo per i giornalisti, obbligati ad affrontare enormi pericoli per svolgere il loro lavoro e garantire la libertà di informazione  anche da questi avamposti. “In un paese in cui la mia vita è in pericolo come giornalista, voglio che il governo non mostri apprezzamento per il nostro lavoro, ma si concentri su come proteggerci”, ha scritto su Facebook. Zalma Kharooty,  anche lei giornalista afgana, non mancando di aggiungere come stavolta sia toccato a Mena Mangal, mentre la prossima potrebbe toccare a lei. Nell’ ultimo ventennio di guerra in Afghanistan numerosi  sono stati gli attacchi e gli  omicidi di donne in posizioni pubbliche, ma  la sensazione dominante è che l’ultimo omicidio avvenga in un momento in cui le donne sono particolarmente vulnerabili e non solo in quell’angolo di mondo.

 

 

Condividi su:
Foto dell'autore

Maria Teresa Radogna

Lascia un commento