Processo C.O.V.A di Viggiano, arresti domiciliari per dirigente Eni e rinvio a giudizio per tecnici altri dirigenti e per l’Eni Basilicata

Disastro ambientale gravissimo e contaminazione della falda acquifera del lago Pertusillo sono i reati contestati all’Eni Basilicata, ad un dirigente direttamente responsabile e a diversi tecnici e altri dirigenti dell’industria. Tutto ha inizio nel gennaio del 2017, quando i carabinieri del NOE di Potenza, dopo diversi sopralluoghi, riscontrano un abbondante sversamento di idrocarburi nelle acque del depuratore dell’area industriale di Viggiano, lungo il perimetro esterno del C.O.V.A (Centro Olio Val d’Agri) . Nello stesso periodo e sempre nella stessa area, all’esterno del perimetro del centro oli, individuano un pozzetto nel quale, copiosamente, defluivano acque miste a greggio, apparentemente simili a quelle contenute nel depuratore. Le analisi disposte successivamente sulle acque hanno poi confermato questa ipotesi. Una serie di altri controlli rilevano che il greggio sversato si era progressivamente infiltrato, diffondendosi a macchia d’olio, nella rete fognaria attraversando cunicoli naturali, contaminando l’area della Val d’Agri fino al Pertusillo. Da qui l’allarme: il Pertusillo rappresenta la fonte di approvvigionamento primaria di acqua potabile destinata alla regione Puglia e la fonte più importante per l’irrigazione di oltre 35.000 ettari di terreno. Il 6 marzo 2017 la Procura della Repubblica di Potenza dispone sull’area di Viggiano ulteriori indagini e ispezioni, a cominciare dalla rete idrica, individuando il problema della perdita del materiale inquinante, nei serbatoi deteriorati e corrosi da una sostanza  – il Glicole – entrato accidentalmente nel processo produttivo del petrolio. In questi giorni il Tribunale di Potenza ha disposto la chiusura delle indagini del processo C.O.V.A, con un arresto, una serie di rinvii a giudizio per 13 persone, compresa L’Eni Basilicata. Questa storia, ha origini antecedenti al 2017, il riscontro viene dalle numerose mail scritte dall’ingegner Gianluca Griffa, ex responsabile del C.O.V.A, trovato misteriosamente morto suicida in un bosco in Piemonte, che denunciava un malfunzionamento del centro ipotizzando anche il futuro disastro ambientale. Tutto ciò che Griffa ha scritto, così come la sua richiesta sull’istituzione di una unità di crisi per un intervento risolutivo del problema, mai presa in considerazione,  è emerso in tutta la sua gravità.

 

 

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Elvira Zammarano

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