Grande seguito nel mondo della cultura sta ottenendo l’appello-manifesto lanciato dallo storico Andrea Giardina, dalla senatrice Liliana Segre e dallo scrittore Andrea Camilleri per ridare la giusta dignità alla Storia, messa ai margini anche nell’esame di maturità. Il Manifesto “La Storia è un bene comune” punta l’attenzione sulla scarsa considerazione dimostrata dal Miur verso la promozione della disciplina, colpevolmente trascurata in ogni ordine di scuola nelle ultime legislazione. La conoscenza della storia, per i promotori dell’iniziativa “è un principio di democrazia e di uguaglianza tra i cittadini.” La Storia in quanto “sapere critico non uniforme, non omogeneo, che rifiuta il conformismo e vive nel dialogo” spinge il singolo cittadino a pensare il tempo presente dotandosi di un accurato bagaglio critico che lo traghetta al di là delle facili semplificazioni proposte dai social media e dalla tv generalista. Con il manifesto si chiede di ripristinare la traccia di Storia all’esame di maturità, di non diminuire le ore di insegnamento nelle scuole e di non trascurare l’insegnamento universitario della disciplina. L’appello è “a tutti i cittadini e alle loro rappresentanze politiche e istituzionali” – scrivono Giardina, Segre e Camilleri –“ per la difesa e il progresso della ricerca storica in un momento di grave pericolo per la sopravvivenza stessa della conoscenza critica del passato e delle esperienze che la storia fornisce al presente e al futuro del nostro Paese”. “ I pericoli”- continuano i promotori – “sono sotto gli occhi di tutti: si negano fatti ampiamente documentati; si costruiscono fantasiose contro-storie; si resuscitano ideologie funeste in nome della deideologizzazione. Ciò nonostante, queste stesse distorsioni celano un bisogno di storia e nascono anche da sensibilità autentiche, curiosità, desideri di esplorazione che non trovano appagamento altrove”. Già centinaia gli intellettuali e i cittadini del mondo della cultura che hanno firmato, persino l’inafferrabile Elena Ferrante, e la lista diventa di ora in ora sempre più lunga, in controtendenza al Ministro Bussetti per il quale la questione rappresenterebbe un falso problema, come da lui stesso dichiarato sul suo profilo Facebook: “La storia è una disciplina importantissima, che attraversa tutte le altre. E’ alla base della cittadinanza. Con il nuovo esame non si vuole assolutamente mortificarla o ridurne l’importanza”. Resta tuttavia significativa la soppressione della traccia di Storia, che non può ridursi a conoscenza residuale che attraversa le altre discipline, ma mantiene un suo unicum disciplinare fondamentale nella costruzione del pensiero degli studenti.