Con il Decreto Concretezza, di Giulia Bongiorno, ministro della PA, si preannunciano tempi duri per i furbetti del cartellino ma, soprattutto, il Ddl cercherà di prevenire l’annoso fenomeno dell’assenteismo. Anche la Scuola pubblica farà parte del provvedimento e in tal senso già si pensa a strumenti, della cui spesa ogni scuola dovrà farsi carico, in grado di rilevare i dati biometrici (impronte digitali) di ATA, Insegnanti e Dirigenti scolastici. Gli Insegnanti sono sconcertati, in quanto, oggettivamente, è molto difficile che un docente possa assentarsi arbitrariamente o allontanarsi dal posto di lavoro , di solito la classe, senza avvisare, abbandonando dei minori. Tra l’altro da diversi anni ogni Insegnante utilizza, per monitorare ed essere monitorato, un Registro elettronico. Per cui Dirigenti scolastici, segreterie e in parte, genitori per le aree di loro competenza, possono conoscere, in tempo reale, tutte le attività del docente e con quanti e quali studenti le svolge. Ecco perchè la mozione viene percepita dalla categoria come un atto coercitivo e poco applicabile. I Sindacati, dal canto loro, rispondono al decreto con i dati emersi da una indagine: la percentuale media di casi di procedimento disciplinare per abbandono o assenza arbitraria del posto di lavoro si colloca tra i 60 e gli 80 casi l’anno. Cifra irrisoria se si pensa che i lavoratori della scuola, tra Docenti e Ata, sono oltre il milione. Al di là di queste rimostranze, dicono ancora gli Insegnanti, il Ddl un lato positivo forse l’avrebbe, per esempio quello di registrare la presenza del lavoratore nel plesso scolastico oltre l’orario contrattuale, evidenziando così un cumulo di ore sommerse e da sempre mai riconosciuto. A differenza di ciò che accade per gli altri impiegati della PA. Non ultimo, ci si chiede poi se sia giusto infondere quel clima di sospetto vagamente inquisitorio in un luogo come la Scuola, che per eccellenza, mira a trasmette ideali di autonomia, consapevolezza e rispetto delle regole di civile convivenza.