L’osteoporosi, tra le malattie più insidiose, invalidanti e ad alto rischio

In Italia, colpisce 5 milioni di persone, una donna su tre e un uomo su cinque. Consiste in una costante riduzione e alterazione della quantità e qualità dell’osso e di una conseguente fragilità – a rischio frattura – di tutto l’apparato scheletrico. Di solito, le zone più colpite sono la colonna vertebrale toracica e lombare, l’anca, il polso e la spalla. L’unico mezzo per contrastare l’osteoporosi è la prevenzione, in quanto  la malattia è totalmente asintomatica e quindi  difficilmente diagnosticabile. Di solito la si scopre solo dopo una banale frattura, ovvero, quando il processo di decadimento osseo è ormai avviato, in fase avanzata e perlopiù irreversibile. Per il prof. Claudio Marcocci, ordinario di Endocrinologia all’Università di Pisa, “le fratture da fragilità del polso, vertebre e anca hanno un impatto clinico e socioeconomico importante. Sia  per le disabilità complesse, la morbilità, la riduzione della qualità di vita, le limitazioni funzionali, sia per l’incidenza elevata dei costi ( 1 milione di euro circa) che ricadrebbe puntualmente sul nostro sistema sanitario nazionale. Le fratture vertebrali e femorali poi, aumentano il rischio relativo di mortalità – dice ancora Marcocci -, in particolare quelle del femore. L’incidenza è sovrapponibile a quella di ictus e carcinoma mammario. Ma c’è un altro aspetto poco noto – aggiunge – nella popolazione italiana nell’anno 2010, i soggetti con frattura di femore dopo i 50 anni erano 517.126, di cui il 74% nella donna e il 26% nell’uomo, ma il numero di morti entro un anno dalla frattura del femore è, in proporzione, 3 volte maggiore nell’uomo. La presenza, inoltre, di una frattura vertebrale – conclude – costituisce un importante fattore predittivo nei confronti dell’insorgenza di ulteriori fratture vertebrali e di fratture di altri siti, e in particolare al femore”.

 

Condividi su:
Foto dell'autore

Elvira Zammarano

Lascia un commento