Ogni anno, per l’8 marzo, bar, ristoranti e ogni tipo di esercizio commerciale fanno festa. Ogni anno la domanda, in quella data, è sempre la stessa. Cosa si festeggia? E la risposta, anche quella, sempre uguale: la donna. Certo, oggi, considerati i processi per femminicidio, le violenze, le piazze piene di scarpette e panchine rosse, a far festa, rimane solo chi ha fatto di quella data un mero evento commerciale. Sì perché l’8 marzo, è tutto tranne che una festa. Perché noi, da bravi trasformisti, capaci di un pragmatismo prêt à porter, riusciamo a cambiare i bei sogni in allucinazioni, la storia in favole e la verità in fake. A Rosa Cuccovillo, insegnante di lettere presso la scuola media “Montalcini” di Capurso, studiosa dei movimenti culturali per l’emancipazione della donna, autrice di poesie – che ama definire fonte di pensieri liberi e sogni – nonché collaboratrice della rivista culturale on-line STORIAARTECULTURA, abbiamo chiesto di spiegarci l’autentico significato di questa ricorrenza.
L’8 marzo è davvero di una festa?
« Secondo me, non ha affatto senso parlare di festa, dato che questa ricorrenza prende spunto da un fatto luttuoso accaduto oltre un secolo fa, quando proprio l’8 marzo 1908, in una fabbrica tessile statunitense, la “Jonson Cotton”, alcune operaie venivano bruciate vive perchè organizzarono uno sciopero per protestare contro le disumane condizioni in cui erano costrette a lavorare.L’anno successivo la parlamentare Rosa Luxemberg proponeva che la data dell’ 8 marzo fosse assunta come “GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA LOTTA DELLA DONNA ” per la rivendicazione dei suoi diritti sociali, politici e culturali, compresi quello di sciopero già avvenuto in Inghilterra con il movimento femminile delle suffragette. Quindi non festa della donna ma ricorrenza di un evento che ha cambiato l’idea di essere donna».
La donna di ieri e di oggi a confronto. Quali e quante conquiste?
«Sappiamo che la donna da sempre, fin dall’antichità, e in particolare nell’antica Roma, é stata maltrattata e sottomessa al dominio dell’uomo, dal padre al marito. Basti pensare ai “riti nuptialia”, come il “Temetum” o il “flammeum”. Il Temetum consisteva nel fatto che se la donna osava farsi sorprendere in cantina dal marito a bere del vino, poteva essere ripudiata. Anche il “flammeum”, una consuetudine oggi ancora in voga, è quella di ricoprire il volto della sposa con un velo, allora arancione oggi bianco, che stava e sta tuttora ad indicare la sottomissione della donna all’uomo. Per quanto riguardale conquiste, bè, sono state tante e importanti: da Maria Montessori, che nel 1909, crea il primo sindacato femminile e istruisce il referendum popolare esteso per la prima volta alle donne, al primo corpo femminile istituito nel 1959, fino, ma non ultimo, il riconoscimento, nel 1963, della pensione di invalidità e vecchiaia per le casalinghe. Altre tappe dell’emancipazione ed altre ancora si susseguirono nel tempo e si susseguono giornalmente a ritmo incalzante. Anche se c’è ancora tanta strada da percorrere».
Rivendicare parità di genere non le sembra un’ammissione indiretta di diversità?
«Certo, secondo me alla luce di quanto detto, non dovrebbero assolutamente esistere distinzioni di sesso, perché Dio ha creato l’uomo e la donna a sua immagine e somiglianza e non le ha certamente discriminate per la diversità di genere. Ritengo valori essenziali, rispetto reciproco, amore, uguaglianza e condivisione di pensieri ed emozioni perche’ la coppia possa funzionare a lungo e in armonia».
Perché la mimosa come simbolo della festa della donna?
«Secondo una consuetudine molto accreditata e una mia ricerca approfondita sull’argomento, è noto che le donne romane, passeggiando per le vie della città eterna, furono attratte da questo fiore profumatissimo, dal colore giallo intenso, ma anche tanto delicato. E lo scelsero per simboleggiare proprio la donna, così forte e così fragile allo stesso tempo. La mimosa che spunta a primavera dopo aver superato i rigori dell’inverno, così come la donna supera tutte le fatiche della vita».
Come sempre brava e preparata la prof.ssa Cuccovillo ci illustra con competenza significati e tradizioni legate alla ricorrenza della donna.