Dopo la richiesta di Rosita Pecorelli, sorella del giornalista ucciso a Roma il 20 marzo del 1979, la Digos, effettuerà nuovi accertamenti sull’omicidio. L’istanza, presentata da Valter Biscotti, avvocato di Rosita Pecorelli, lo scorso 17 gennaio, a piazzale Clodio è stata accolta dalla Procura di Roma che, dopo 40 anni, ha delegato la Digos a compiere, altre indagini. L’obiettivo è l’accertamento balistico su alcune armi – una Beretta 765 con 4 silenziatori artigianali – sequestrate a Monza nel 1995, di proprietà di un uomo vicino ad Avanguardia Nazionale. L’esame è finalizzato al confronto con i quattro proiettili che uccisero il giornalista e che sarebbero conservati nell’ufficio dei corpi di reato del tribunale di Monza. Nella domanda si fa inoltre riferimento alle dichiarazioni dell’ex militante di estrema destra, Vincenzo Vinciguerra che nel 1992 parlò al giudice istruttore Guido Salvini di una conversazione avvenuta in carcere tra 2 esponenti di Avanguardia, in cui si sosteneva che il detenuto Domenico Magnetta, arrestato 3 anni dopo a Monza, era ancora in possesso dell’arma che uccise il giornalista.