Lo scompenso dei batteri intestinali alla base di molte malattie neurovegetative. Ipotesi controverse, ma per alcuni scienziati la relazione è possibile.

Se ne è parlato al congresso di psicopatologia tenutosi giorni fa a Roma. L’attenzione dei lavori congressuali si è concentrata sul “microbioma”, un batterio trovato in eccedenza nelle feci dei pazienti depressi. La  stretta connessione tra malattia mentale e disordine dei batteri intestinali, da molti anni, è oggetto di uno studio (pubblicato sul Journal of Psychiatric research) dello psichiatra dell’Università del Michigan, Simon Evans. Lo scienziato afferma di aver riscontrato uno squilibrio di microbiomi in campioni di feci di persone affette da varie patologie mentali, tra cui la depressione bipolare. Sostenendo finanche la possibilità di introdurre veri e propri protocolli terapeutici a base di “microbi dell’umore” o “psicobiotici. Ma le ipotesi sono controverse. Per il prof. Giovanni D’Attoma, neuropsichiatra dell’Università di Pisa, psicoterapeuta e docente di puericultura all’Università di Bari, esisterebbe una probabile “interferenza” di psicobiotici, probiotici e prebiotici sulla nostra salute mentale, ma è scettico sulla possibilità di curare le malattie neurovegetative con psicobiotici. Per il professor D’Attoma gli psicobiotici potrebbero essere utilizzati nel trattamento delle psicopatologie ( perlopiù conseguenza di traumi  dell’età infantile ),  come supporto agli ordinari interventi di farmacologia o psicoterapia.

 

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Elvira Zammarano

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