Per la Corte di appello di Bologna si è trattato di “gelosia e di tempesta emotiva e passionale”. Questa la motivazione che ha indotto i giudici, in Appello, a ridurre da 30 a 16 anni la pena per Michele Castaldo, campano 56 anni, che il 5 ottobre del 2016, strangolò a mani nude, la fidanzata, Olga Matei, moldava 46enne. La sentenza, definita dalla ministra Bongiorno “inaccettabile, concertante, un passo indietro rispetto alle conquiste raggiunte”, ha praticamente dimezzato la pena per l’uomo in carcere dal 2016. «Ho perso la testa perché lei non voleva più stare con me. Le ho detto che doveva essere mia e di nessun altro». Poi, la scoperta di alcuni SMS di un uomo sul telefono di Olga hanno fatto precipitare la situazione. I due si conoscevano da appena un mese, ma la relazione si presentava piuttosto turbolenta, soprattutto per la gelosia di lui che già in passato aveva vissuto diversi tradimenti. Tornato a casa dopo l’omicidio, il 56enne avrebbe bevuto un miscuglio di vino e psicofarmaci, inviato un messaggio ad una cartomante a cui si rivolgeva sistematicamente dicendole “cambia lavoro perché non indovini un c…, l’ho uccisa e adesso anch’io voglio morire”. Per la sorella della vittima una insopportabile “ingiustizia”, rispetto anche alla decisione del Tribunale di Rimini, che in prima istanza, nel 2017, condannò Michele Castaldo a 30 anni. Mentre l’avv.ssa Monica Castiglioni, difensore dell’imputato, ribadisce che «i giudici hanno tenuto conto del trascorso dell’imputato, che era stato in cura presso un centro di salute mentale e aveva tentato altre due volte il suicidio».