VAN GOGH ALIVE – Un’esperienza grandiosa ma incompleta

Roberta Romeo
Roberta Romeo Pittrice

Dopo tanta attesa, alla fine di dicembre a Bari è stata aperta la mostra “Van Gogh Alive – The experience”, ideata da Grande Exhibitions, prodotta da Cube Comunicazione e Time 4 Fun e patrocinata  dall’ Assessorato all’industria turistica e dal Comune di Bari. Questo evento, che ha contestualmente restituito alla fruizione dei baresi il bellissimo e storico Teatro Margherita, è stato accolto con molto entusiasmo dalla città. Vorrei poter dire di aver condiviso lo stesso entusiasmo, ma temo che la mia opinione da “addetto ai lavori” debba predere qualche distanza e  trovare, in queste righe, un’argomentazione più complessa per mettere in evidenza quelle che ritengo essere luci ed ombre di questa proposta culturale ambiziosa e dal respiro internazionale. Luci ed ombre, in primis, perchè in effetti si tratta di una video-mostra realizzata grazie alla tecnologia Sensory 4, nell’ambito della quale lo spettatore vive una situazione immersiva, fatta da immagini proiettate su enormi schermi, e commento testuale e musicale. Un racconto per foto d’epoca, luoghi, disegni e dipinti, con transizioni animate e montaggi talvolta con qualche eccesso di ricerca dell’effetto, ma comunque accattivanti per un pubblico non strettamente di settore. La sollecitazione percettiva è evidente: ci si può sedere o sdraiare comodamente al centro della sala, e lasciarsi avvolgere dallo scorrere delle immagini, fra luci, colori e suoni.  Tutto molto spettacolare, multimediale e plurisensoriale; difficile restare indifferenti.
Prima di entrare nella sala, ai visitatori viene presentata una ricostruzione a grandezza naturale e nello stile visuale di Vincent, della stanza di Arles, in cui il pittore abitò per un certo periodo, e un’area con  pannelli esplicativi, con biografia del pittore, foto e notizie su alcune opere. Si tratta di una introduzione didascalica alla conoscenza dell’artista e delle sue opere più significative, presentata in maniera didattica e funzionale utile, a mio avviso, a legare l’esperienza percettiva alla conoscenza degli elementi fondamentali della vicenda umana e artistica di Van Gogh. A seguire,uno spazio laboratoriale pensato per gli alunni delle scuole in visita, e  finalmente  l’ingresso nella sala, che coinvolge il pubblico in un intenso caleidoscopio emozionale volto a descrivere, in diversi “movimenti”, i passaggi esistenziali più significativi di Vincent, in un crescendo espressivo, fino al tragico epilogo. Ho trovato interessante il filo tematico fra le immagini e i testi scritti, estrapolati dalle lettere di Vincent al fratello Theo. Sostengo da sempre che un modo efficace di conoscere Van Gogh, oltre che conoscendone i  dipinti, è leggerne le parole, che raccontano, descrivono e spiegano la sua ricerca nel disegno e nella pittura: tormentata, incessante, senza precedenti nella sua epoca. Il lavoro di ricerca filologica effettuata dai curatori, in tal senso, è pregevole. In questa videomostra il pensiero di Vincent, a mio parere, sembra prendere più corpo dalle parole scritte che, paradossalmente, dalle immagini. E qui veniamo a ciò che mi fa definire, nel titolo, questa esperienza grandiosa ma “incompleta”, perche, nonostante la molteplicità e la grandezza delle immagini proiettate, mi sono venute meno due caratteristiche essenziali della pittura di Van Gogh: il colore e la materia. Le immagini, incredibilmente, non hanno la stessa forza cromatica delle opere reali dell’artista, e soprattutto non è percepibile lo spessore dello strato pittorico, che sui dipinti di Van Gogh non risulta mai uniforme.
Van Gogh spremeva direttamente il colore dal tubetto sulla tela, lo lavorava anche col manico del pennello o non lo stendeva affatto e l’immagine proiettata, per quanto ingrandita in modo sbalorditivo, non arriva a restituire la potenza e l’espressività talvolta intensamente drammatica che caratterizza il pittore. La ragione è molto semplice: la grandezza di Van Gogh non sta nelle dimensioni fisiche delle immagini, anche perchè semplicemente era un artista povero: dipingeva quadri da cavalletto, non affreschi murali o dipinti da altare. Ve lo immaginate andare a dipingere en plein air portandosi sulle spalle 10 metri di tela? Inverosimile, fuorviante e molto lontano dalla storia dell’artista. La sua forza è nell’impatto dei toni di colori, nella corposità degli strati pittorici e qui, in questa video-mostra, si perdono purtroppo entrambi gli elementi, e di conseguenza perdiamo quasi del tutto l’artista. Bisognerebbe ricordare, in generale, che non è la grandezza in metri a rendere notevole un’opera d’arte: pensiamo ai dipinti di genere, alle miniature medievali, o alle icone: si tratta di opere bellissime, pur non essendo gigantesche.
In conclusione, ho visitato abbastanza piacevolmente questa video-mostra. L’esperienza ha finito col far rinascere in me il desiderio di tornare al Museo D’Orsay a Parigi, o meglio ancora ad Amsterdam, per rivisitare il Van Gogh Museum che da qualche anno, tra l’altro, è stato riorganizzato in un nuovo, straordinario allestimento. Se queste video-mostre, quindi, avessero lo scopo di suscitare nel pubblico la curiosità nei confronti dell’arte vera  e delle opere concrete, allora potremmo senz’altro considerarle un’operazione culturale valida, e non semplicemente  situazioni ludiche o di semplice evasione. Altrimenti, se si è alla ricerca solo di un brivido emotivo plurisensoriale o di un pomeriggio di evasione, la mia opinione è che sia meglio andare al cinema a vedere un film in 3D, pop corn alla mano.

Van Gogh Alive – The experience
APERTO TUTTI I GIORNI
Dal lunedi al Giovedi 09:00-19:00
Venerdi, Sabato e Domenica 09:00-22:00
Gli orari possono essere soggetti a variazioni.

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da Redazione

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