ITINERARIO EBRAICO – Il Capodanno degli Alberi. Ecologia dall’Antichità

M.T. Radogna esperta in ebraismo e didattica della Shoah

Tu BiShevat, il Capodanno degli Alberi, una delle tante festività ebraiche legate alla terra e ai ritmi della Natura, è uno dei quattro capodanni ebraici nel ciclo annuale e si celebra il  15 del mese di Shevàt,  punto intermedio tra l’autunno e la primavera, che quest’anno cade il 21 Gennaio. Generalmente in questa ricorrenza si suole  mangiare sette prodotti per i quali la terra di Israele è famosa. Infatti nella Torah essa viene definita “una terra di grano e orzo, di uva, di fichi e di melograni, una terra di ulivi e datteri”. Siccome nell’Ebraismo ogni cosa rimanda a qualcos’altro,  proviamo a fare alcune considerazioni che ci aiutino ad addentrarci nel suo complesso simbolismo. Due di essi, grano e orzo, sono cereali, mentre gli altri cinque sono frutti. Il pane, fatto di grano e orzo, è la base della dieta dell’uomo, per lo meno nei paesi mediterranei, la frutta, invece, la si mangia per piacere. I cereali, così, rappresentano le necessità e la frutta il piacere.
Alcuni di questi frutti, però, non sono di stagione perciò si consumano come frutta secca.  Qualcuno potrebbe allora chiedersi che senso abbia consumare i frutti , recitando  una apposita benedizione, su cibi che non sono ancora cresciuti e maturati. O ancora come mai celebrare, perché di questo si tratta, i germogli, quando ancora tutto appare rinsecchito e privo di linfa, nel pieno dell’inverno. Ebbene, una volta che è passato metà inverno  la sua forza si indebolisce e il processo della germogliazione inizia. Ogni specie, poi, ha i suoi tempi di crescita e maturazione, dai circa  52 giorni del grano ai 70 anni della palma da dattero. Ogni prodotto contiene in sé tutto lo sforzo e la fatica che è costato all’uomo che lo ha coltivato. Il frutto di Tu Bishevat simboleggia per l’appunto tutto ciò, e il fatto di mangiare il frutto prima che sia cresciuto è un incoraggiamento ad affrontare il periodo di lavoro, rafforzando la fiducia che gli sforzi dell’uomo saranno coronati  dal meritato  successo.
Ma Tu BiShevat  è anche altro. Il celebre versetto “Ki haadam etz hassadéPerchè l’uomo è come un albero dei campi” ci fornisce un significato ancora più profondo. Oltre al messaggio ecologico ante litteram di questa cultura antichissima, esistono tra l’uomo e l’albero elementi comuni importanti. Come l’albero, l’uomo è una creatura che si coltiva, che necessita di  cure e  premure per la piena espressione della sua potenzialità. E tutto ciò comincia dall’educazione che gli verrà proposta. L’educazione dei figli è molto simile a questo processo: le radici rappresentano la stabilità e il carattere, i rami le azioni e i frutti le buone iniziative. Per questo in questo giorno si usa piantare nelle varie comunità degli alberi. Tu BiShvat concede dunque a ciascuno di noi, a prescindere che sia ebreo oppure o no,  l’opportunità di riflettere su come meglio utilizzare l’enorme potere che giace latente in noi e che dobbiamo ricordare a noi stessi. Come tra breve si potrà vedere il Mandorlo, l’albero sentinella, tornare a fiorire dando la sveglia all’intera Natura, così ciascuno di noi deve essere sentinella che dà la squilla alla propria vita di rifiorire attraverso nuove possibilità.

 

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Foto dell'autore

Maria Teresa Radogna

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