Nel 1973, un gruppo di amici dà vita ad un’associazione di volontariato con la precisa intenzione di attivarsi nella tutela dell’ambiente e del territorio. Un progetto ambizioso che nel tempo si struttura tanto da ottenere, nel 1982, con decreto del Presidente della Repubblica, la “Personalità Giuridica”. Da quel momento tutte le attività svolte sul territorio dal “gruppo”, sono decretate secondo le leggi, o dal Prefetto o dal Presidente della Regione. Di anni ne son passati tanti, e quel piccolo gruppo di amici, di strada ne ha fatta, tanto da poter raccontare, con soddisfazione, di aver dato il via, ad una delle più solide realtà di volontariato su cui, oggi, Stato e cittadini possono contare. Sto parlando dei “Rangers” d’Italia. D’Italia perché l’associazione è talmente cresciuta da diffondersi su tutto il territorio nazionale, diventando un prezioso supporto anche per le Forze dell’Ordine. In Puglia, la sezione dei Rangers nasce ufficialmente nel 2013, grazie alla volontà di alcuni soci fondatori, tra questi, il 47enne, barese, Cristiano Scardia, attualmente Coordinatore, Direttore e Vicepresidente regionale.
Cristiano, cosa ti ha spinto a entrare nei Rangers e come è strutturato il “corpo” associativo?
Desideravo fare volontariato e, nel 1996, quindi 23 anni fa, scoprii di avere in comune con altre persone lo stesso amore per l’ambiente e il territorio. Devo dire che la passione mi è stata trasmessa da mio padre, un forestale, quindi fin da piccolo, sono stato educato al rispetto della natura. Ancora oggi, provo la stessa sofferenza di allora, nel vedere uno scempio ambientale o a un animale maltrattato. Un sentimento che nel tempo è cresciuto ed è diventato spinta a voler fare qualcosa di utile per il territorio. Diciamo che questo è stato il primo passo. Poi c’è stato l’incontro e la condivisione dell’ideale con gli altri cofondatori della Puglia. In ogni caso il primo gruppo operativo su Bari è nato nel 1999. Nel 2005 si è trasformato in delegazione, fino a diventare sezione provinciale. Voglio precisare che i Rangers d’Italia sono tutti volontari e divisi in tipologie differenti. Tra queste ci sono i Rangers guardia. Questa categoria svolge un’importante funzione a tutela del patrimonio ambientale. Sono a tutti gli effetti pubblici ufficiali, rivestono qualifiche di polizia amministrativa secondo i decreti assegnati, tuttavia non con pieni poteri.
Il vostro ruolo è pienamente riconosciuto dalle Istituzioni?
In Puglia , purtroppo, siamo sempre il fanalino di coda. Infatti, nonostante ci sia la LR10 del 2003, non esiste ancora una guardia ecologica volontaria nominata. Abbiamo anche una legge regionale sul randagismo, la 12/95, che avrebbe dovuto istituire le guardie zoofile. In realtà non sono state mai nominate. Ne abbiamo parlato tante volte e tante volte abbiamo inoltrato richieste. Invano. Una distrazione sull’applicazione di queste leggi non è più ammissibile. In Puglia attualmente esistono solo guardie zoofile e micologiche, ma sono riconosciute esclusivamente dal Prefetto di competenza. Se non ci fosse stata l’azione “prefettizia”, nonostante le leggi nazionali a tutela, queste importanti figure, sarebbero scomparse. Non solo, ma il riconoscimento darebbe più centralità al ruolo della guardia volontaria in tutt’Italia, ed eviterebbe alla Prefettura di emettere una miriade di decreti, diversi, tra l’altro, da Regione a Regione. E questo crea molto imbarazzo a chi fa volontariato serio. Sarebbe auspicabile che su questa delicata materia ci si metta subito al lavoro, con una legge unica che riconosca il ruolo della guardia volontaria a livello nazionale.
Quanti siete attualmente in Puglia? Indossate divise con gradi? C’è una gerarchia?
Siamo circa un centinaio. Sulle divise non ci sono gradi e per quanto concerne la gerarchia interna, diciamo che l’organizzazione è retta da un Direttivo regionale con il suo Presidente. Il Direttivo si occupa di nominare le altre cariche organizzative, dal Direttore regionale, ai Direttori tecnici, ai Coordinatori regionali e provinciali, i quali, a loro volta, nominano altre figure fino alla base. E tutte le figure seguono quello che è scritto nel regolamento dello statuto. Le guardie volontarie hanno un ulteriore regolamento di vigilanza approvato dal Questore, a cui devono attenersi durante il servizio.
Come vi sostenete?
Come tutte le associazioni, con le quote sociali, e poi con i contributi che possono arrivare da terzi. Parliamo però prevalentemente di autofinanziamento. Sicuramente un aiuto ci proviene dalle attività progettuali che mettiamo in campo con gli Enti pubblici, Comuni e Regione. In questi anni abbiamo portato a termine diversi progetti lasciando un segno positivo nelle pubbliche amministrazioni con cui abbiamo collaborato. È inutile dire che la difficoltà a reperire fondi pubblici è enorme. Eppure la nostra attività di supporto a tutela dell’ambiente dovrebbe essere di primo piano, invece, purtroppo così non è. Il nostro paese è sempre in emergenza e la prevenzione, secondo me, dovrebbe essere il fiore all’occhiello di ogni Governo. Quando parliamo di bonifiche ambientali, i costi per il contribuente sono notevoli. Allora mi chiedo se non sia più corretto intervenire economicamente con azioni preventive piuttosto che con le emergenze.
Il vostro ruolo è riconosciuto dalla gente?
Negli anni addietro poco. E forse un po’ anche per colpa nostra. In questi anni, invece, con molta fatica, tenacia e serietà, abbiamo cercato di ritagliarci più visibilità sociale. E i riconoscimenti, alla fine, sono arrivati. Per esempio, quando c’è stata l’emergenza neve, che ha visto impegnati i nostri volontari con attività di protezione civile, abbiamo collaborato con la Prefettura di Bari, interagendo perfettamente, grazie al prezioso contributo di un nostro referente interno al Comitato Operativo della Viabilità (COV). Ma le attività emergenziali sono tante da non poterle elencare e tutte naturalmente a costo zero. Siamo molto vicini all’associazione Penelope Puglia, con cui abbiamo firmato un protocollo d’intesa dando il nostro aiuto nella ricerca delle persone scomparse.
E con i giovani?
Con l’ITC “Lenoci” di Bari, abbiamo stipulato, anche qui un protocollo di intesa, per il progetto “Green Team”, che vede all’opera 30 studenti impegnati nella coltivazione di orti sociali e il recupero di aree verdi. Questo richiamerà i ragazzi a sviluppare una coscienza più critica verso l’ambiente e a stimolare il senso di un’educazione civica che deve tradursi in operatività, per una cittadinanza soprattutto responsabile. È necessario ripartire dalle nuove generazioni. Sono loro il domani.
Cosa ti piacerebbe dire alle Istituzioni?
Che da quando la Regione è subentrata alle Province si è creato un vuoto pazzesco per ciò che concerne la vigilanza faunistico-ambientale. Certamente la vigilanza delle guardie venatorie non è la cura al bracconaggio o allo scempio ambientale o a tutte le altre brutte questioni che riguardano il territorio, ma sarebbe potuta diventare un buon deterrente e un ausilio valido per le Forze dell’Ordine. Non capisco le ragioni per cui gli uffici regionali, da due anni a questa parte, trovino ancora difficoltà a riconoscerci nel ruolo di guardie venatorie (o giurate). Spero che la Regione si svegli per attestare la nostra attività che, del resto, è già tutelata da una legge. Alla fine dico che se i volontari dovessero decidere di incrociare le braccia in questo Paese, non so dove andremmo a finire!