Il fenomeno dei movimenti settari in Italia è drammaticamente in ascesa. Un report del 1998 riportava la presenza, sul nostro territorio, di 76 sette pseudoreligiose e psicosette. Un numero già inquietante ma niente in confronto all’attuale realtà. Oggi, infatti, si parla, di almeno 500 congreghe che, operando senza alcun controllo, trascinano nell’oblio, direttamente o indirettamente, 4 milioni di nostri connazionali. L’inchiesta, realizzata da Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni, poi riportata nel libro “Nella Setta” (edizione Fangando libri), ne ha tracciato mappature e credenze e individuato anche la possibile falla che ne avrebbe consentito la crescita esponenziale. Un fenomeno preoccupante considerati i recenti (e non) fatti di cronaca che hanno permesso di scoperchiare un sistema borderline, se non totalmente illecito, ben strutturato e fortificato. L’ascesa di questo universo parallelo avrebbe varie cause e un’unica matrice: l’ignoranza. Il fatto di ignorare le dinamiche che si sviluppano all’interno di questi movimenti rende la nostra attenzione, e ancor più quella delle istituzioni, assai superficiale. Questa inchiesta (ed il libro) ha finalmente suscitato l’interesse auspicato, tanto da indurre alcuni parlamentari a presentare una delibera affinché il Governo si impegni ad «adottare iniziative per istituire, presso il Ministero dell’interno, un osservatorio nazionale permanente sui fenomeni settari, per prevenire, monitorare, raccogliere ed elaborare dati sul fenomeno settario nel nostro Paese e relazionare almeno annualmente al Parlamento sulla propria attività». Sullo stesso tema è stata presentata anche una interrogazione parlamentare ai ministri Bonafede e Salvini per chiedere «se, sulla scia di quanto accade in altri Paesi e secondo quanto chiesto dal Consiglio d’Europa, non sia opportuno istituire un osservatorio interministeriale che monitori il fenomeno settario e quali azioni intendano assumere per contrastare tale fenomeno, dare supporto alle vittime e tutelare le associazioni che si occupano di loro, spesso vittime di minacce e intimidazioni». In realtà la “falla” istituzionale avrebbe consentito a queste pericolose devianze sociali di rafforzarsi per lavorare nell’oscurità e soprattutto sull’altrui fragilità. Per esempio, il caso di Valentina – una delle tante vittime – diventata, secondo il suo racconto, schiava del guru fondatore del famoso “UPM” – attualmente indagato per associazione a delinquere finalizzata alla riduzione in schiavitù, maltrattamenti, lesioni aggravate ed evasione fiscale – è emblematico. Ecco, la sua storia fa capire la facilità con cui si può scivolare in trappole di questo tipo. Il punto di partenza per lei è stato il desiderio di raggiungere un peso ideale. La fine, di aver incontrato il fondatore di un’organizzazione settaria. «Per anni ho seguito la Ma.Pi2 – sostiene Valentina – una delle diete ideate dal guru, che prevedeva l’assunzione di pochi selezionatissimi elementi, come riso, lenticchie, carote e cavolo. Niente carne, pesce o acqua, perché al suo posto si poteva bere solo l’energizzante tè bancha. Né olio nè sale. A pranzo, colazione e cena. Per sette anni – continua – non ho usato il dentifricio perché i denti si dovevano pulire con il tè. Lo stesso per i capelli. Bisognava lavarli solo una volta al mese. Non si potevano utilizzare detersivi, o apparecchi elettromagnetici come televisori e frigoriferi. Poi mi hanno chiesto di lavorare all’interno di uno di questi centri guadagnando al massimo € 500 al mese, per più di 40 ore di lavoro settimanali. Fino a quando non mi hanno anche detto che dovevo fare sesso con un affiliato per aiutarlo a “espellere sale”. La mia resistenza, ridotta al lumicino – afferma – è stata completamente schiacciata dalle pressioni che ricevevo. Ci sono andata a letto. Ed è stato orribile. Per alleggerire la mia angoscia, successivamente, ho cercato di avere con lui una relazione amicale, ma non era previsto. Perciò sono stata spedita a fare la governante-tata in un’altra Regione, al Nord. Altre violenze. Altri orrori. Oggi – conclude Valentina – dopo 13 anni di permanenza all’interno dell”UPM”, peso 47 chili e per assecondare la dieta del guru mi è stato asportato metà utero a causa di un condiloma piano, curato, per così dire, seguendo la “solita” dieta». La storia di Valentina è una delle tante incomprensibili mostruosità di questo nostro mondo dualista, che se da un lato deborda un inattaccabile rigore scientifico, dall’altro si rifugia in un irragionevole disumano oscurantismo (“perché – dicono le vittime – non si ha altro a cui aggrapparsi”). Possiamo difenderci? Certamente sì. Intanto con una buona informazione, ma soprattutto, per noi, con un’attenta formazione. E poi l’impegno delle Istituzioni a legiferare con urgenza su questa materia. Poiché ciò che sta emergendo è solo la punta di un pauroso iceberg.