Spero che non me ne vogliano gli amici lettori baresi e di ogni altra parte d’Italia, ma quando penso al Natale, il primo luogo che mi viene in mente è Via San Gregorio Armeno, una strada fra le più antiche e caratteristiche della mia città d’origine: Napoli. In parte sarà per motivazioni di carattere affettivo (non lo nego!), perché la magia di quel luogo appartiene ai miei ricordi personali più cari, ma anche perché il Natale, in quella via, è davvero presente, tangibile come in pochi altri posti nel mondo. La sua atmosfera unica ha reso quella strada celebre in tutto il globo, infatti è una delle mete turistiche più amate della città. Via San Gregorio Armeno si trova nel centro di Napoli ed è parte della struttura dell’antica Neapolis greca, organizzata su tre plateiai, strade parallele tra loro in senso longitudinale (decumani in latino) incrociate perpendicolarmente con altre strade chiamate in greco stenopoi (cardi in latino). Questo sito, dunque, ha visto un lungo susseguirsi di stratificazioni architettoniche e di evoluzioni culturali frutto di mescolanze fra lontane tradizioni pagane e la ritualità e l’iconografia cristiana, tenendo conto anche dell’incidenza delle influenze derivate dalle dominazioni che, nel tempo, si sono avvicendate nella città. Il complesso religioso di San Gregorio Armeno, composto da chiesa (nota anche come chiesa di Santa Patrizia) , convento e chiostro, è uno splendido esempio di barocco napoletano. La chiesa, con pianta a unica navata, è caratterizzata al suo interno da un vero e proprio tripudio decorativo, ed ha i suoi brani più preziosi gli affreschi di Luca Giordano sulle storie del Santo, che culminano nella Gloria di San Gregorio, dipinta nella semicupola del soffitto. Lo spazio del chiostro, porticato con arcate a tutto sesto, è impreziosito da una splendida fontana con le due statue di Cristo e la Samaritana, dell’artista settecentesco Matteo Bottiglieri, autore di molte opere presenti a Napoli e in altre città campane. Via San Gregorio Armeno, però, si identifica con la tradizione dell’arte presepiale, che sembra affondare le sue radici nel culto pagano della dea Cerere alla quale venivano offerte statuette di terracotta. Questo lontanissimo uso si è evidentemente evoluto in senso cristiano, quindi le botteghe di San Gregorio Armeno, da secoli, producono i loro magnifici presepi, con gli scenari, le Natività, i Re Magi e le altre figure tradizionali legate ai mestieri, uno per ogni mese dell’anno. La tecnica di realizzazione delle statue presepiali ha conosciuto alcune variazioni nel corso del tempo; dalla metà del Seicento le figure hanno il corpo snodabile, fatto di filo di ferro e stoppa, le mani in legno, le teste in terracotta policromata e occhi in vetro. Gli abiti sono spettacolari e ricchi di dettagli preziosi, i volti espressivi, fortemente caratterizzati. Bellissimi sono anche i personaggi del folclore napoletano: Pulcinella, la maschera tradizionale della città, ‘O Pazzariello, una sorta di antico comico in abiti piuttosto curiosi, che presenziava alle feste di piazza e inaugurava anche attività commerciali (come Totò nel film L’oro di Napoli), ‘O’Ncenziatore, che recava su di sè ogni sorta di amuleto e, con l’incenso della sua “buattella”, pronunciava formule contro il malocchio. A San Gregorio però, c’è anche una parte di contemporaneità che si armonizza con l’identità più storica e tradizionale, infatti i maestri delle botteghe dedicano delle statuine anche ai personaggi famosi di oggi: alcuni legati alla cultura napoletana moderna, altri allo sport, al costume e alla politica di tutto il mondo. Oltre alle botteghe più antiche e rinomate, come Ferrigno, Di Virgilio o Capuano, e schivando qualche cineseria che purtroppo pure si trova qua e là, emergono delle botteghe “giovani”, che stanno proponendo una tradizione reinventata in modo moderno, intelligente e creativo, per incontrare il gusto più contemporaneo delle nuove generazioni, senza rinunciare ad una qualità artistica alta. Questo aspetto dimostra in modo innegabile che Napoli trova tutti e sa parlare a tutti, è consapevole della sua identità culturale, ma non si ripiega mai su sè stessa e accoglie sempre l’altro, senza paure o pregiudizi, sa essere tradizionale e innovativa allo stesso tempo. Il Natale di Napoli è vivo, pulsante, e coglie alla sprovvista i nostri sensi, inebriandoli con i suoni, le sue forme e i suoi colori. E soprattutto, a San Gregorio Armeno, il Natale c’è tutto l’anno, ad aprile come a luglio o a settembre, in un ciclo infinito di meraviglia, di arte e di bellezza che possiamo sempre ritrovare. Basta scendere in strada, lasciarsi trasportare dall’anima della città, aver voglia di passeggiare…e sarà sempre Natale.
Splendido esempio di sincretismo culturale, in cui antico e nuovo corso si mescolano, dando un senso nuovo e mai banale alla parola accoglienza: dell’altro, del nuovo, del vecchio, del tempo, anche fuori dal calendario, dei materiali diversi e dal connubio prezioso, della vita in tutte le sue manifestazioni. Napoli, come dice il suo nome è sempre città nuova, che reinventa sè stessa pur non rinnegando le proprie origini e tradizioni.