Il grido d’allarme lanciato da molti genitori, riguarda i figli, eternamente iper connessi, reperibili, super selfizzati ed imbrigliati in discussioni “nonsense” via chat. Oggi, sempre più numerosi, i ragazzi, vivono in simbiosi con il loro oggetto salvavita – “Mr Telefonino”. Quest’attrazione fatale, comincia dai primi anni di vita e si consolida col passare degli anni, sino a diventare una vera dipendenza. Nonostante i numerosi moniti provenienti dal campo medico, scientifico e pedagogico, la voracità – h24 – dei ragazzi, verso i social non demorde. Anzi, questo business colossale sembra ingigantirsi sempre più. Anche Tim Cook, il gran capo di Apple, e Tim Berner Lee, fondatore del www (worldwide web), hanno parlato di overdose da web. Vi è dunque la necessità di fornire ai giovani elementi e strumenti di lettura della realtà per capire se il web si stia rendendo più “Dis-social” che “Social”. A far riflettere i giovani su questo dilemma ci prova Roberto Alborghetti – già autore di un testo di grande successo sulla stessa tematica: “Pronto? Sono il telefonino”, da tempo ai vertici delle classifiche di lettura e vendita. E lo fa in modo accattivante per attirare i cosiddetti “Nativi digitali” o “Millennials”. Il lettore è coinvolto direttamente all’interno dei fenomeni che, in un paio di decenni, hanno trasformato, a livello mondiale, la realtà della rete e dei social network. Ogni ora del giorno sul pianeta si contano circa 4 miliardi di utenti collegati, quasi 200 miliardi di e-mail spedite e oltre 4 miliardi e mezzo di video visualizzati su YouTube. Questa tecno-schizofrenia non conosce limiti e sembra aver smarrito la misura del buon senso rendendo il mondo della tecnologia anti-umano. Alborghetti è convinto che bisogna ripartire dai giovanissimi e condurli per mano fornendo un decalogo di regole e un libretto di istruzioni per non incorrere nelle trappole del web. Per citare solo alcune, condivisione di foto, bullismo, cyberbullismo, esposizione alla caccia da parte dei “groomers” (adescatori dei minori online), alle famigerate catene. E non solo, perché l’autore affronta anche questioni legate alla sicurezza dello smartphone: conoscere il Tar del proprio dispositivo, ossia la quantità di radiofrequenza che ci portiamo addosso, la composizione dei circuiti interni in cui sono presenti microparticelle di coltan. Inoltre si parla dei danni provocati dalla luce blu che aggredisce il sistema visivo, fino alla postura dello “smombie” (utilizzatore di smartphone). Infatti molti “telefono-dipendenti” accusano problemi seri alla spina dorsale e vengono definiti gli “iGobba”. Il libro si presta anche ad un utilizzo didattico e si rivolge ad una fascia di età che va dalla quarta classe della scuola primaria alla terza della secondaria di secondo grado. Il contenuto è la stessa struttura grafica lo suggeriscono anche come strumento per laboratori ed esperienze di formazione, per alunni, docenti e genitori.