Sappiamo quanto i colori influenzino positivamente umore, comportamenti e molti ambiti della nostra vita. Uno tra questi è il settore della moda. Tuttavia, in pochi sanno che il colore – in questo campo – si è fatto strada pian piano, grazie all’intuizione di un grande sarto. Si tratta di Paul Poiret che, ispirandosi ai fauvisti Matisse, Dorain e Braque, introduce nelle sue creazioni, rendendole sfavillati, tinte forti, mai usate prima, come il rosso, il verde, il viola e il blu. Ed è proprio il rosso che lo porterà alle luci della ribalta. Poiret nasce nel 1879 da un mercante di stoffe, in una zona povera di Parigi. I suoi genitori, nel tentativo di assicurargli un futuro, gli insegnano l’arte della costruzione degli ombrelli. La sua vera passione, però, sono i modelli e gli abiti femminili. Durante l’adolescenza comincia a proporre , con successo, le sue prime creazioni ad alcune fra le più grandi case di moda parigine. Ma il modello che lo rende famoso lanciandolo nell’olimpo dei grandi è una mantella rosso fuoco, di cui vengono venduti 400 capi. Un successo che gli consentirà di aprire la propria casa di moda con vetrine, ampie ed appariscenti, diverse da quelle del tempo. Durante la prima guerra mondiale, è costretto a mettersi al servizio dei militari per realizzare le uniformi dei soldati. Il ritorno alla sua attività, nel 1919, è durissimo in quanto la maison Poiret è ormai sull’orlo della bancarotta. Durante la sua assenza, nuovi stilisti come Chanel si sono accaparrati una buona fetta della clientela, con creazioni dalle linee semplici e sobrie. In breve tempo, i suoi sontuosi modelli, sono considerati fuori moda e nel 1929, la maison chiude i battenti. I suoi preziosi abiti verranno venduti al chilo, come stracci. Sarà ricordato per aver liberato le donne dalla costrizione del corsetto, per le gonne asimmetriche, i pantaloni alla turca e le tuniche velate “orientaleggianti”. Ma anche per i suoi celebri party, il cui tema doveva essere sempre rigorosamente rispettato. Infatti, per “Le mille e una notte” una delle sue feste più glamour, pretese che i suoi 300 ospiti indossassero costumi di ispirazione orientale. A chi “disobbediva”, prima di essere accompagnato alla porta, veniva data un’ultima possibilità che consisteva nell’indossare una sua creazione stile persiano.