Nel Centenario della Prima Guerra Mondiale, l’Associazione Note Magiche, ha promosso uno spettacolo culturale, di teatro canzone – “Uomini Soldati Eroi”. L’evento, attraverso la proiezione di immagini d’epoca, canti popolari, poesie e le lettere “dal fronte”, intende far rivivere quel particolare momento storico, e soprattutto ricordare chi, col sacrificio della vita, ha permesso la libertà nel nostro Paese. Il progetto prende spunto dal libro di Cosmo di Russo – “Fratelli d’Italia vi scrivo da Gaeta” – (1° Premio città di Eboli per la saggistica 2012, e lettera di plauso del Presidente Napolitano), pubblicato nel 2011, per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. La voce incantevole della protagonista, la bravissima Lina Senese – la “poetessa in musica” – ha dato vita e svelato gli aspetti dimenticati di una generazione, così diversa e lontana dall’attuale. «Dopo lo spettacolo “Ti canto Italia” – racconta Lina Senese -, un anno fa, sempre per il centenario, ne abbiamo pensato un altro simile. L’idea ci ha talmente entusiasmati, che subito ci siamo messi al lavoro. A un anno esatto, ricerche e documenti alla mano, ha preso vita “Uomini Soldati Eroi”. Nel mese di maggio, a Minturno, c’è stata la sua prima rappresentazione e poi, per due sere, al teatro Paone di Formia. Da quel momento non ci siamo più fermati, difatti, saremo in scena fino a novembre. Mese in cui chiuderemo, con uno spettacolo tutto in lingua francese, commemorazioni e stagione teatrale. Ho sempre amato il canto – dice di sè, la Senese – ritenendolo mezzo d’espressione unico. Persino nel dolore. Attraverso la melodia, si possono, infatti, esprimere sentimenti, emozioni, anche le più sofferenti. Sapevo di avere una bella voce ma mai avrei pensato a una carriera artistica per me. Poi, nella mia vita c’è stato un evento che mi ha profondamente segnata. La morte di mia madre. Un dolore e uno stress inimmaginabile. Tanto da far esplodere una malattia genetica, incurabile e degenerativa: la retinite pigmentosa. Dopo i primi momenti di smarrimento, l’amore per la famiglia e per i figli, hanno avuto la meglio sull’handicap e ho capito che potevo e dovevo lavorare molto per non perdere la mia autonomia. Il resto poi l’anno fatto il canto, la musica, l’organizzazione degli spettacoli e soprattutto il consenso e la partecipazione commossa di un pubblico sempre più numeroso».
