Christina Maslach, docente di psicologia all’università Berkeley, in California, è considerata la massima esperta della sindrome del “Burnout”. Ha pubblicato numerosi trattati ed ha anche elaborato il “Maslach burnout inventory”, un test attualmente molto usato. Ma cos’è il “Burnout”, chiamato anche “esaurimento emotivo”? La psicologa afferma che la sindrome non deriva da una predisposizione genetica all’irritabilità, alla depressione o alla debolezza fisica. Non è causato da un fallimento del carattere o dalla mancanza di ambizione. Non è un difetto di personalità, né una sindrome clinica.Sicuramente, però, possiamo definirla una malattia del nostro tempo. A scatenarla, un sovraccarico di stress, un eccesso di lavoro, il gravare di troppe responsabilità, sia emotive che cognitive. Secondo la studiosa, il passo successivo al Burnout è lo stato depressivo. L’io si annulla, non percepisce più la necessità di ricevere o dare affetto dal mondo che lo circonda. Avviene un rigetto dei sentimenti, si accusa stanchezza fisica, insonnia, irritabilità e mancanza di motivazione per il quotidiano, con successiva confusione mentale che rallenta la memoria e l’apprendimento. La cura? La ricercatrice insiste sul ritagliarsi del tempo da dedicare a se stessi. Comprendere che è importante vivere per se e regalarsi comprensione e gentilezza è basilare. Riceviamo una quantità enorme di aggressioni esterne veicolate molto spesso dalle nuove tecnologie. Per la Maslach è dunque necessario trovare un equilibrio nella loro ricezione, tra gli effetti negativi e positivi che questi stimoli rilasciano. L’essere umano ha tante risorse, a partire dalla resilienza, e solo trovando la forza in sé stessi e nelle proprie capacità, che si può uscire dalla fragilità dell’esistenza.