Sta prendendo sempre più piede in molte regioni italiane, una usanza nuova, bella, elegante e piena di glamour. Quella di trasformare, in uno spettacolo di candore e raffinatezza, piazze viali e giardini della propria città, in grandi camere da pranzo a cielo aperto. Si tratta della famosa “cena in bianco”, dove il “Total White” è di rigore. La prima idea di una cena in bianco – a “partecipazione popolare” – la ebbe a Parigi Francois Pasquier. La pensò come una sorta di picnic metropolitano in un grande salotto connotato dal bianco totale. L’idea ebbe grande successo, tanto che subito fu riproposta a Barcellona, poi Newyork, San Francisco, Chicago, Sidney, Città del Messico. In Italia, “l’Unconventional dinner” nasce nel 2012, da un’idea di Antonella Bentivoglio d’Affitto, esperta in marketing e comunicazioni, di origini amalfitane, residente a Torino. Proprio pensando alle sue origini meridionali, cerca nell’evento un ritorno ideale, per veicolare nel mondo le bellissime immagini della sua terra. Per lei, quella della cena in bianco è stata un’idea dinamica, da “flash mob”. Un momento in cui tutti i partecipanti sono, nel contempo, attori e spettatori con l’obiettivo di conoscersi per socializzare. La cena in bianco, ben presto, è diventata, anche da noi, una consuetudine. Anche Corato, che è giunta alla sua V^ edizione, vi parteciperà il 2 settembre. Come sempre la location è, fino alla fine, top secret. Solo un fugace sms o un’ermetica e-mail darà conto sull’ubicazione. La preparazione dell’evento, aperto a tutti, grandi e piccini, non ha scopo di lucro né intenti politici ed è affidata all’estro dei partecipanti. Educazione, sobrietà, eleganza creatività sono, infatti, le protagoniste assolute della serata. Ad essere più in fibrillazione sono le donne. Tutte si muovono con ampio anticipo per preparare, allestire, organizzare. Spesso vengono riaperti i bauli dei ricordi della nonna e vecchi abiti dimenticati, rigorosamente bianchi, tirati a lucido, saltano fuori per l’occasione. Una sfilata degna delle migliori griffes: camicie da notte e fazzolettini in pizzo, lunghissime collane di perle, trine e stoffe in voile e seta, tovaglie preziose. Ogni commensale porta tutto da casa: tavoli, sedie, stoviglie, vivande, bicchieri, candelieri, centrotavola, candele, palloncini. Anche questi, rigorosamente bianchi. Niente carta plastica e lattine. L’organizzazione dei tavoli, la disposizione delle posate, dei bicchieri e dei piatti, è frutto di condivisione tra parenti e amici. Nessuno deve o può sentirsi escluso. Il via lo dà una “sbandierata” di tovaglioli bianchi, su un piacevole e accogliente sottofondo musicale. È l’augurio che ogni partecipante fa a se stesso, agli altri, al mondo.