Tra le scoperte scientifiche salvavita più importanti c’è quella che riguarda i gruppi sanguigni. Lo scopritore, Karl Landsteiner, biologo austriaco, Nobel per la Medicina e la Fisiologia nel 1930, dedicò tutta la vita allo studio della chimica e dell’immunologia. Landsteiner si concentrò soprattutto sui gravi problemi legati all’agglutinazione che, di solito, avveniva durante la trasfusione. Una vera e propria reazione allergica che generava tossine, capaci, nel giro di poco, di uccidere il paziente trasfuso. Ciò era causato dalla diversità del sangue tra donatore e ricevente. Lo scienziato, attraverso lunghe ricerche, si rese conto, che la “reazione allergica”, non si presentava però tra persone con lo stesso gruppo sanguigno. Gli studi pionieristici si trasformarono presto in assunti scientifici che andarono a smantellare le vecchie teorie che consideravano le morti post trasfusione come presunte patologie del paziente. La svolta si ebbe, infatti, nel momento in cui, Landsteiner, riuscì a identificare, e poi classificare, il sangue in 4 distinti gruppi: AB, A, B e 0. Da allora, tanta strada è stata fatta, fino all’identificazione di ben altri 32 gruppi sanguigni. L’ultima ricerca, in ordine di tempo, ha permesso di individuare altre due proteine rare, chiamate Junior” e “Langreis”, dal nome dei due pazienti potatori.«Grazie a questa scoperta, il test per i nuovi gruppi sanguigni entrerà nella routine, perché ora sappiamo cosa cercare – sostiene Bryan Ballif, biologo, ricercatore, dell’Università del Vermont – Molto spesso le crisi di rigetto hanno cause ignote, che ora, però, potrebbero essere riconducibili alla presenza di questi antigeni». Quindi, non solamente quattro gruppi sanguigni, come risaputo, ma addirittura 32. Per cui, essere consapevoli che alcune reazioni gravi, accertabili da un test chiamato di agglutinazione, potrebbero essere scongiurate, amplia le prospettive di cura nelle emergenze e, più in generale, nel campo della prevenzione. Basta saperlo.