Vengono soprannominati i Bacha-Bazi, “bambini per gioco”, e sono la stragrande maggioranza delle vittime della pedofilia, ancora tollerata in molti Stati islamici, come Afghanistan e Pakistan. In questi paesi avere un “bachas” è simbolo di benessere. Diventano schiavi di uomini la cui condizione sociale è particolarmente elevata: militari , politici e capi di ricche famiglie. Nelle zone controllate dai talebani le violenze sono praticate frequentemente e soprattutto taciute. Veri predatori senza scrupoli che fanno sesso con bambini e adolescenti, spesso senza famiglia, adescati per strada, rubati dagli orfanotrofi o paradossalmente comprati dalle famiglie più povere. Molte volte, ai bambini, impongono abiti femminili, scarpe con tacchi e campanelli alle caviglie, per renderli più confacenti ai loro desideri. Lo stesso trattamento viene riservato alle bambine, schiavizzate e assoggettate alle voglie dei loro padroni. Nel 2010, il giornalista, Najibullah Quraishi, aveva documentato questo dramma con ” The dancing boy of Afghanistan”, un reportage crudele che rivelava tutte le atrocità. I Bacha-Bazi quando vengono liberati hanno circa diciotto anni, ma quali sono le loro condizioni? E sopratutto che speranza hanno per il futuro? Sicuramente le discriminazioni subite li porteranno a vivere inevitabilmente ai margini di una società già molto precaria. Lo Stato afgano non ha ancora emesso alcuna legge per combattere questa “usanza”. Il motivo, secondo alcune fonti accreditate, starebbe nel non considerare sconveniente l’uso di giovani uomini per intrattenimento, tanto da alimentare anche un mercato di audiovisivi. Andrea Iacomini, portavoce UNICEF per l’Italia, nel 2015 scriveva – «I “proprietari”dei BACHA BAZI, approfittano della condizione di estrema povertà in cui vivono questi bambini e le loro famiglie. Sapendo che i loro genitori non potrebbero mai rifiutarsi o denunciarli. In quanto troppo deboli per combatterli, così potenti e influenti. Nessuno avrebbe mai il coraggio di opporsi».