Afa e temperature altissime condizionerebbero o ridurrebbero le nostre capacità cognitive? Secondo uno studio condotto dalla Scuola di Salute Pubblica di T.H. Chan dell’Università di Harvard e pubblicato su Plos Medicine, sembrerebbe di sì. La sperimentazione è stata avviata su un campione di soggetti non a rischio: vale a dire, ragazzi dai 20 ai 30 anni, in salute e buone condizioni psicofisiche. Normalmente attribuiamo alle ondate di calore svenimenti, malessere e debolezza generalizzata, ma mai si fa riferimento alla memoria, alle capacità logiche o di ragionamento. Invece, i risultati dello studio hanno messo in evidenza che la prolungata esposizione del nostro organismo a temperature elevate, come quelle estive, influenzerebbero in modo significativo, le nostre capacità cognitive. La verifica, durata 12 giorni, è stata fatta su due gruppi di giovani universitari, mentre dormivano in strutture totalmente diverse: una nuova, con impianto di condizionamento annesso, l’altra vecchiotta e priva di un’adeguata areazione. Al risveglio è stato chiesto loro di rispondere alle domande di un test. Il risultato ottenuto ha evidenziato che il gruppo che aveva riposato nei locali refrigerati era stato in grado di dare risposte più precise e in tempi brevissimi. Il riposo – e in particolare quello notturno -, la scarsa idratazione e il fastidioso umore dovuto alle finestre aperte, sono le concause delle scarse performance di chi è sottoposto al supplizio delle alte temperature estive. Ora, pensando al riscaldamento globale, non possiamo che ipotizzare per noi un futuro tutto al rallentatore.