“Vi racconto l’Africa e il suo silenzio”

africa3«Su barconi sfondati e gommoni sgonfiati arrivano donne incinte, madri e figli. Laggiù in quella terra c’è un mondo di anime che ha bisogno di aiuto. Sono stata in Africa anni fa, in missione. Era la Pasqua del 2008. Desideravo conoscere e vedere come si vive e quanto si può e si deve fare. Sono stata nella missione dei padri Oblati di Maria Immacolata in Senegal, a Temento in riva al fiume Casamance, nel cuore della savana. Non importa quanto tempo si trascorra laggiù, ma è importante come vivi quel tempo e solo se sarai capace di aprire la tua anima. Chiunque arrivi laggiù, in un mondo in cui manca tutto, dove già il nulla è tanto,  ed il poco troppo, vorrebbe fuggire lontano. Invece, per molti, come per me, diviene una calamita,  la cui forza è puro mistero. Dal dolore, dalla sofferenza e dall’ingiustizia nasce una forza e un amore incommensurabile. Potente. Il silenzio che pervade quella terra, è il grido più forte. Il silenzio urla e si fa voce avida di giustizia. Sicuramente più forte di centinaia di discorsi altisonanti e, molte volte, vuoti. In quella terra, lontano dai rumori assordanti del nostro vivere, ci si ritrova, e si trova il vero senso della vita vera. Reale. Occorrono progetti che devono essere sostenuti dalla gente del luogo, che ama e non vuole abbandonare la sua terra. Ma che deve essere aiutata e guidata. Non  sfruttata. Né abbandonata. Ho visto un figlio appena nato morire sotto i miei occhi. Serviva solo un Miracolo. Abbiamo pregato. Invocato. Alla fine con una respirazione bocca a bocca “ improvvisata “ il piccolo si è ripreso. Laggiù il solo vivere è già un miracolo. Là ho imparato a spogliarmi di tutte le mie false necessità. C’è solo una condizione, essenziale, che ci rende diversi. Non è la pelle nera, il sole che brucia, il vento di scirocco africano che rende l’aria irrespirabile. Né la tempesta di sabbia che avvolge tutto, nascondendo anche il sole, ma  il fine per cui viviamo. Laggiù si vive e basta. Si vive camminando per ore sotto il sole cocente, cercando il nutrimento che solo la natura ti dà e solo lei può decidere se essere poco o tanto generosa. Solo toccando con mano il dolore altrui puoi capire ciò che hai avuto e che hai. Non ho mai dimenticato quei giorni e a volte sento un grande disagio a vivere in questo nostro mondo egoista e cieco. E mai dimenticherò quei piccoli che ho stretto tra le braccia. Non usiamoli, ma aiutiamoli. Sono uomini, donne, bambini, che chiedono di vivere, con dignità, nella loro terra. Per coltivarla e ricavarne il giusto profitto. Custodendo storia e tradizioni. Ora, però, è la mia voce che si fa grido. Basta business sulla pelle altrui. Davvero basta!»

 

 

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Foto dell'autore

Elvira Zammarano

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