
Dall’11 al 27 agosto, in occasione dell’anno Giubilare dedicato a Sant’Oronzo martire, primo vescovo di Lecce, e della festa patronale che lo ricorda, presso la Chiesa Matrice di Turi, in provincia di Bari, sarà esposta alla venerazione dei fedeli, una reliquia del Santo. L’organizzazione, curata da don Giovanni Amodio, arciprete a Turi, nonché presidente dell’associazione “Giubileo Oronziano Turi 2018”, prevede l’arrivo della reliquia per giorno 11, presso la “Grotta dedicata al Santo” e, come da programma, dopo le solenni celebrazioni rituali, lo spostamento alla chiesa Matrice. Tutte le celebrazioni si svolgeranno alla presenza dell’Arcivescovo di Conversano-Monopoli, mons. Giuseppe Favale.
L’evento riveste grande importanza sia dal punto di vista religioso che storico. Ad esso, infatti, è legata una significativa scoperta archeologica messa in luce da Stefano de Carolis, carabiniere 49enne, impegnato nella Tutela e nella Salvaguardia del Patrimonio Culturale Nazionale del MiBACT di Roma. Tutto nasce dal desiderio di dare ai turesi la possibilità di venerare dal vivo il loro Santo Patrono. Desiderio che si è subito tradotto in un viaggio alla volta di Zara, città presso la cui Diocesi è conservata la sacra reliquia. Quindi la piccola delegazione, composta da don Giovanni Amodio, dal sub commissario del Comune di Turi, dott. Sebastiano Giangrande e da Stefano De Carolis è arrivata, lo scorso 19 giugno, a destinazione per organizzare, insieme alle più alte autorità ecclesiastiche e civili croate, il trasferimento del reliquiario. I primi contatti con S.E. Rev.ma Mons. Želimir Puljić, Arcivescovo di Zara e Presidente della Conferenza Episcopale Croata, grazie anche alla mediazione del Nunzio Apostolico di Croazia, mons. Giuseppe Pinto, sono stati decisivi in tal senso. Inoltre, la permanenza in quei luoghi, la ricerca e l’esperienza professionale hanno consentito a Stefano de Carolis di notare strane coincidenze che lo hanno condotto a fatti inediti. Si tratta di importanti, quanto casuali, ritrovamenti che hanno svelato molto sull’identità del Santo protettore di Turi. Ma soprattutto fatti che apriranno a nuove prospettive storico teologiche.
«Ci siamo subito resi conto – dice Stefano de Carolis – della delicatezza della questione quando dall’essere inizialmente possibilisti siamo passati all’avere certezza delle nostre intuizioni. Ma andiamo per ordine. Dopo aver preso accordi su date, modalità e itinerario del trasferimento. Insomma, dopo aver pianificato tutto in collaborazione con le autorità locali, ci siamo recati, in compagnia del Vicario Generale Mons. Josip Lenkić, nella vicina e antica cittadina di Nona per visitare la chiesa di San Anselmo. Un edificio del XII° sec. con annesso Museo. Ed è qui che, con immenso stupore, abbiamo scoperto un altro reliquiario di altrettanta importanza: una preziosa cassettina in legno dell’XI sec., rivestita d’argento dorato a forma di scrigno, contenente le reliquie dei Santi Giacomo e Oronzo. Con molta probabilità al suo interno è custodita una costola appartenente a Sant’Oronzo martire. La cosa che ha attirato immediatamente la mia attenzione è stato uno dei sette medaglioni decorativi presenti sul reliquiario. Perché era incisa l’immagine, in abiti bizantini, nell’atto di benedire, del proto-vescovo (San) Oronzo, morto martire a Lecce nel I secolo d.C.
L’importante scoperta – afferma de Carolis – ha aperto a nuove ipotesi circa l’identità del nostro Santo protettore di Turi. Infatti, poco dopo, lo stesso parroco della chiesa di Sant’Anselmo, ci ha invitati a prendere visione di un antico breviario, risalente agli inizi dell’800 contenente tutte le orazioni in latino da recitare in onore dei Santi del luogo. L’antifona di una preghiera in particolare, che fa riferimento alla reliquia di Zara, dedicata a Sant’Oronzo, morto martire in Gallia, sotto Diocleziano, esattamente 250 anni dopo il martirio di Sant’Oronzo, primo vescovo di Lecce, per me è stata illuminante. Perché mi ha fatto comprendere che ci sono effettivamente due Santi martiri, di nome Oronzo, uno proto-vescovo di Lecce, martirizzato nel I° sec, d.C. la cui costola è conservata in un reliquiario esposto nel museo di Nona e l’altro, morto martire 250 anni dopo. Il cui cranio è conservato nel reliquario che giorno 11 sarebbe stato portato come da programma a Turi. La scoperta, lo studio e i successivi approfondimenti hanno fatto e faranno ancora ulteriore chiarezza sull’ identità e la storia del Santo venerato a Turi. Dunque – conclude de Carolis – la reliquia del Patrono, arriverà non da Zara ma da Nona ed è la costola di Sant’Oronzo, proto Vescovo di Lecce, martirizzato nel I secolo d. C. Mentre il cranio del martire Oronzo, rimarrà preziosamente conservato a Zara. La conferma sull’esattezza delle nostre convinzioni l’abbiamo avuta quando l’arcidiocesi di Zara ci ha comunicato che il Professore di storia dell’arte Altomedievale e bizantina presso il Dipartimento dell’Università di Zara, Nicola Jaksic, redattore della scheda di catalogo della reliquia, aveva totalmente avvalorato le nostre tesi».